La Traviata venne rappresentata per la prima volta il 6 marzo 1853 al Teatro La Fenice di Venezia, accendendo i timori della censura e lo scontento del pubblico; dopo aver apportato alcune modifiche ed essersi rivolto a cantanti più idonei, Verdi la riportò sulla scena, trasformata nel capolavoro che tutti conosciamo. In questi giorni è tornata sul luogo del debutto, in una versione attualizzata e di grande impatto visivo.
Folgorato dalla Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, Verdi decise di mettere in scena un dramma recentissimo: la storia di Alphonsine Duplessis, una delle più celebri cortigiane parigine (amante dello stesso Dumas), morta ad appena ventitre anni. La censura veneziana, però, stabilì che la vicenda fosse retrodatata al XVIII secolo, moderando così la provocazione e annullando l’effetto di dirompente attualità. La direzione della Fenice ha scelto di emanciparsi dagli scrupoli del passato, con una rappresentazione assolutamente contemporanea: i costumi e le scene di Patrick Kinmonth trasportano l’amore di Alfredo e Violetta in un passato molto recente.
Ekaterina Sadovnikova dà voce ad una Violetta autentica, non idealizzata: nel primo atto è una prostituta venale, che arraffa il denaro dei clienti, che trasforma la sua camera da letto in un affollato Giardino delle Delizie. Alfredo (Gianluca Terranova) è un fotografo, che fa di lei la sua musa, studiandola e raccontandola attraverso l’obiettivo. Il cambiamento di Violetta è reso magistralmente attraverso le scenografie: nel secondo atto, il prezioso denaro diviene inutile e sterile come foglie secche. Un ottimo risultato anche per Giovanni Meoni, nei panni di Giorgio Germont; la figura del genitore costituisce in Verdi una sorta di dio in terra, crudele ma sempre vincitore. Nel terzo atto, dominato dalla commovente preghiera della Traviata e dalla sua morte, Alfredo si dispera e piange su di lei; il medico mente pietosamente; il vecchio Germont si limita a scusarsi per il ritardo cantando “Iddio ti chiama a sé”.
La traviata – melodramma in tre atti – libretto di Francesco Maria Piave – dal dramma La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio – musica di Giuseppe Verdi – prima rappresentazione assoluta: Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853 – versione 1854 Personaggi e interpreti Violetta Valéry: Ekaterina Sadovnikova, Alfredo Germont: Gianluca Terranova, Giorgio Germont: Giovanni Meoni, Flora Bervoix: Gabriella Sborgi – Annika Kaschenz, Annina: Elisabetta Martorana, Il barone Douphol: Elia Fabbian, Il dottor Grenvil: Luca Dall’Amico Maestro concertatore e direttore: Myung-Whun Chung – regia: Robert Carsen – scene e costumi: Patrick Kinmonth – coreografia: Philippe Giraudeau – light designer: Robert Carsen e Peter Van Praet – Orchestra e Coro del Teatro La Fenice – maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Durata: 2h 45 minuti
www.teatrolafenice.it