La celeberrima tragedia greca di Euripide in scena al Teatro Greco di Tindari (ME) con Giuseppe Pambieri per la regia di Giuseppe Argirò.
La sopravvivenza della città di Tebe è insidiata dal feroce conflitto fra i due figli di Edipo, Polinice ed Eteocle.
A causa della maledizione del padre, i fratelli sono condannati ad affrontarsi in un sanguinoso ed atroce confronto: Eteocle, attuale re di Tebe, non intende rispettare l’impegno assunto con Polinice e, oltre a non riconoscerlo come sovrano, lo costringe ad allontanarsi dalla città natale; dopo essersi messo al comando delle truppe di Argo, Polinice attacca le porte di Tebe per espugnare la città e reimpossessarsi della corona.
Tre giovani donne fenicie si trovano casualmente nel regno che fu del vecchio Edipo e vengono fatte prigioniere di guerra. La prigionia costringe le tre fanciulle ad assistere al dramma famigliare che ha colpito Edipo, Giocasta e la sua prole: distaccate ma al tempo stesso incuriosite, le donne scoprono gradualmente le dolorose disavventure che si sono abbattute sui regnanti.
La messa in scena curata dal regista Giuseppe Argirò focalizza l’attenzione su alcune tematiche del testo di Euripide esaltandone notevolemente la drammaticità.
I numerosi protagonisti delle vicende appaiono impotenti marionette manovrate dagli dèi. La scena iniziale e quella conclusiva evidenziano simbolicamente l’inalterabile passività della quale sono vittime i personaggi: Edipo e i suoi compagni di sventura sono totalmente privi di arbitrio e non possono fare altro che soggiacere agli ordini divini esplicitati nelle profezie dell’oracolo Tiresia.
Così il suicidio del giovane e innocente Meneceo e l’esilio forzato di Edipo si presentano come i dolorosi ma necessari sacrifici che consentono il ritorno della pace fra gli abitanti di Tebe, vittime dell’incontrastabile ira divina.
Nonostante la drammaticità delle tematiche oggetto dell’opera, la scorrevolezza della rappresentazione è stata garantita dalla convincente prova degli attori che hanno reso più coinvolgente lo svolgersi delle vicende.
All’interpretazione dell’ottimo Giuseppe Pambieri si sono aggiunte quelle degli altri componenti del cast, capaci di calarsi efficacemente nei complessi e controversi ruoli dell’opera. Meno esaltante la performance della figlia dell’attore protagonista Micol Pambieri, poco incisiva nell’interpretazione di Antigone.
Il linguaggio teatrale forgiato da Argirò fonde la struttura classica della tragedia con una serie di espedienti in chiave moderna, volti ad attualizzare e rinnovare un testo ricco di suggestioni. Ad esempio i personaggi si presentano in scena muniti di valigie, quasi a simboleggiare una sorta di provvisorietà della loro esistenza, utilizzano pistole e hanno un abbigliamento moderno. Questa modernizzazione, oltre ad alleggerire la tragicità del tema, ossia l’incesto che si è consumato e che ha “contaminato” l’intera stirpe tebana, è finalizzata a stigmatizzare la perdurante attualità dell’argomento, in una torbida e morbosa commistione tra conflittualità ed amore filiale.
LE FENICIE di Euripide
con Giuseppe Pambieri, Micol Pambieri, Lia Tanzi
drammaturgia e regia Giuseppe Argirò
Associazione culturale Le donne di Itaca diretta da Adriana Palmisano
Musiche: da Sakamoto, Bartòk, Allevi, Tiersen, Glass, Nyman, Piazzola, Metini, Jarrett