La 26.ma edizione delle Giornate del Cinema Muto, contrassegnata dal ritorno della manifestazione nella sede originaria di Pordenone dopo l’esilio di 8 anni a Sacile dovuto alla ristrutturazione del Teatro Verdi, registra un bilancio estremamente positivo su tutti i fronti. Innanzi tutto ha superato la prova il nuovo Teatro Verdi, già collaudato con la prosa e la musica, ma del tutto vergine per proiezioni cinematografiche a pieno regime, che nel corso degli 8 giorni della manifestazione è stato usato ininterrottamente dalle 9 del mattino alla mezzanotte, sempre con esibizioni musicali dal vivo, ad opera di singoli pianisti, di gruppi, e nelle serate iniziali e finali di organici orchestrali rispettivamente di 54 e 26 elementi. La qualità delle proiezioni è stata all’altezza della tradizione delle Giornate, una tradizione che ha contribuito notevolmente a far figurare il festival di Pordenone, secondo Variety, tra i 50 migliori del mondo. In tutto sullo schermo del Verdi sono passati circa 150 film, di cui molti lungometraggi, poiché le due rassegne portanti, sull’altra Weimar e René Clair, presentavano titoli perlopiù degli anni ’20 quando la durata delle pellicole si era già assestata sugli standard attuali. Oltre alla sala principale da circa 900 posti, è stata utilizzata per le repliche e le videoproiezioni, quella più piccola del Ridotto, di 150 posti. In qualche caso si è fatto ricorso anche alla sala di Cinemazero, dove peraltro si sono svolti gli incontri con i ragazzi delle scuole; ricordiamo ad esempio, per il successo e l’attenzione suscitati, quello con il premio Oscar per l’animazione John Canemaker. C’è infine da dire che un’unica videoproiezione, ALL THE SEA con Charlie Chaplin, si è tenuta quest’anno anche nella sala grande del Verdi con buoni risultati. Per lo smistamento, il montaggio e lo smontaggio, la proiezione delle pellicole, hanno lavorato, a turni, una dozzina di persone, coordinate da Carlo Montanaro.
Per quanto riguarda l’aspetto commerciale delle Giornate si registra un netto incremento delle presenze e dello sbigliettamento. Ha indubbiamente giovato a questo proposito il ritorno a Pordenone, che offre un bacino d’utenza superiore a Sacile, ma hanno influito, ed è questo il dato più significativo, anche delle scelte artistiche particolarmente azzeccate, tant’è vero che le presenze sono andate aumentando nel corso delle settimana, e non si sono concentrate solo negli eventi di apertura e chiusura del festival. I picchi di pubblico sono stati registrati infatti nelle serate di giovedì 11 e, soprattutto, venerdì 12, con la proiezione di Chicago, supervisione di Cecil B.DeMille, che ha avuto un vero e proprio trionfo con ben dieci minuti di applausi. In tutto il festival ha registrato 16 mila presenze con un numero di accreditati che ha superato il migliaio, di cui quasi due terzi stranieri. Gli americani fanno la parte del leone con quasi 150 accreditati, seguiti da una novantina di inglesi, 60 tedeschi e quasi altrettanti francesi. Cinque gli arrivi dagli antipodi, Australia e Nuova Zelanda, e uno anche dall’Iran.
Commercialmente è da registrare il netto successo di FilmFair, favorito dagli ampi spazi del chiostro di San Francesco, nel cui salottino, complice anche il bel tempo, si sono volentieri intrattenuti ospiti e visitatori, non solo nelle ore serali in cui veniva offerto il rinfresco. Il Collegium con i suoi seminari quotidiani continua a registrare adesioni di studenti e ricercatori da tutto il mondo e contribuisce a ringiovanire il pubblico degli appassionati ed esperti di cinema muto. Le Masterclasses non solo preparano giovani pianisti all’accompagnamento dei film muti sotto la guida dei musicisti del festival – tra i migliori professionisti a livello internazionale – ma stanno diventando, per un pubblico sempre crescente, momenti di autentico spettacolo.
Da ultimo, è d’obbligo segnalare l’attenzione che le istituzioni hanno rivolto, anche e più del solito, alle Giornate, ulteriore segnale del prestigio raggiunto dalla manifestazione. Oltre alla presenza delle autorità cittadine, in primo luogo il sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello, anche il presidente della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia Riccardo Illy e l’assessore alla cultura Roberto Antonaz hanno voluto portare personalmente il loro saluto ai partecipanti alle Giornate. E pure il candidato del nascente Partito Democratico nonché sindaco di Roma, Walter Veltroni, che nella sua campagna elettorale è passato per Pordenone, non ha voluto mancare l’occasione per una breve visita al festival.
Piero Colussi, a nome del direttivo delle Giornate, ha promosso il rientro a Pordenone a pieni voti. “La partecipazione del pubblico di non accreditati, durante la settimana di festival, è stata numerosa ed è andata aldilà delle aspettative, pur costituendo questa edizione quasi un nuovo debutto. Va poi segnalato il notevole successo delle manifestazioni per le scuole che non solo hanno rappresentato una novità, ma hanno visto la partecipazione di quasi 1500 ragazzi. Praticamente il nuovo pubblico delle Giornate”.
Si può ben affermare quindi, confortati dai numeri e dall’attenzione crescente anche dei media, che le Giornate del Cinema Muto, meritino in pieno i riconoscimenti a livello internazionale che, nel corso della loro storia, si sono conquistate sul campo, e che il cinema muto abbia ancora molto da dire alle nuove generazioni.