“LE LETTERE DEL SABATO” di Irene Dische

Il nazismo visto con gli occhi di un bambino

Un racconto per bambini, per permettere loro, con parole semplici e immagini comprensibili, di rapportarsi con una delle pagine più scure nella Storia dell’umanità. Un libro per adulti, per vedere, con gli occhi di un bambino, l’insensatezza di una tragedia. Tutto questo è Le lettere del sabato di Irene Dische.

Peter Nagel è un bambino costretto a vivere in tempi difficili: ha all’incirca dieci anni quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Suo padre, Laszlo, è un diplomatico e svolge il suo lavoro in Germania, posto pericoloso, soprattutto se si considera che la madre di Peter, morta poco dopo la sua nascita, era ebrea. Suo figlio non può restare con lui e per questo lo manda a stare dal nonno, il Dottor Nagel, in Ungheria. L’unico modo per Peter per rimanere in contatto con il papà è rappresentato dalle lettere che riceve ogni sabato e dalle risposte che gli scrive. La corrispondenza si protrae per lungo tempo, dal 1938 al 1943, sotto l’occhio vigile del nonno, apparentemente estraneo alle esuberanze del figlio scavezzacollo.

Quel che colpisce del racconto di Irene Dische è la semplice dolcezza che lo caratterizza e che si riflette nella dimensione ovattata in cui Peter vive. Esiste Hitler, esiste il nazismo, esiste la Shoah, ma tutto è ridotto a misura di bambino, per cui il Führer è un ometto facilmente incline all’arrabbiatura, il suo movimento politico è rappresentato dalle croci uncinate che Peter non riesce a disegnare perché troppo complesse e la persecuzione verso gli ebrei appare nelle lezioni di una maestra tedesca che disegna alla lavagna degli uomini con “la testa tonda e il naso che sembrava un cavatappi”. Ancor di più, la dimensione ovattata è evidente nella casa del nonno, in Ungheria, dove l’unico rapporto con l’esterno deriva dalle lettere di Laszlo, dirette tuttavia a fare in modo che il figlio non sappia nulla di quel che sta avvenendo in Germania ed in Europa.

Non sembri un’esagerazione paragonare Le lettere del sabato ad uno dei più grandi successi del cinema italiano: La vita è bella di Roberto Benigni. Come nel film un padre, Guido, cerca di rendere estraneo il figlio dalla tragedia che sta avendo luogo a pochi passi di distanza da lui, così in questo racconto sono evidenti gli sforzi di Laszlo (e del nonno) per far sì che Peter non sappia nulla della persecuzione nei confronti degli ebrei. E allora le avventure che vengono narrate nelle lettere sono in realtà bugie, proprio come una bugia è quella detta da Guido al figlio Giosuè (ossia che otterrà un carro armato quando farà mille punti). Ma in entrambi i casi lo scopo è permettere a due bambini di mantenere intatta la loro innocenza, evitare che il mondo, con i suoi orrori, entri troppo presto nelle loro esistenze, rovinandole.

Da questo punto di vista, è interessante la scelta operata dalla casa editrice Feltrinelli. Infatti, Le lettere del sabato era già stato pubblicato nel 1999 nella collezione Feltrinelli Kids e ora riappare nell’Universale Economica. Segno, questo, di come quello che è nato come un racconto per bambini sia in realtà una storia che ha qualcosa da dire a tutti, anche agli adulti.

Irene Dische, Le lettere del sabato, Feltrinelli, 2008, pp. 93, € 5,50.