L’esposizione, in programma dal 14 marzo al 27 luglio 2008 a Palazzo della Torre, presenterà centoventi opere che ripercorrono una delle stagioni più raffinate della storia dell’arte italiana, con lavori di Canaletto, Bellotto, Marieschi, Guardi, Marco e Sebastiano Ricci, Giambattista e Lorenzo Tiepolo, Longhi, provenienti da collezioni private.
Mercoledì 19 dicembre: è stata presentata oggi a Gorizia la mostra LE MERAVIGLIE DI VENEZIA in programma nella città giuliana dal 14 marzo al 27 luglio 2008.
Le rinnovate sale di Palazzo della Torre, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, ospiteranno le 120 opere che compongono il percorso espositivo, tutte provenienti da raccolte private, realizzate dai più importanti esponenti del Settecento veneziano, da Canaletto a Bellotto, da Marieschi a Guardi, da Marco e Sebastiano Ricci a Giambattista e Lorenzo Tiepolo, da Zuccarelli a Longhi.
L’esposizione, curata da Dario Succi e Annalia Delneri, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, prodotta e organizzata da Artematica, main sponsor Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, rivelerà capolavori di una delle stagioni più raffinate della storia dell’arte, solitamente accessibili agli studiosi, finalmente fruibili anche a un pubblico più allargato.
Il percorso espositivo, si aprirà con le vedute di Luca Carlevarijs, l’artista di origine friulana che per primo seppe evocare l’unicità dell’atmosfera di Venezia, cogliendo il valore mitico della sua storia millenaria e la vivacità dei suoi abitanti. Carlevarijs riuscì a elevare la veduta dal livello di mero documento topografico a quello di immagine poetica della città. Carlevarijs concentrò l’attenzione sui luoghi monumentali di Venezia evocandone il valore simbolico e incanalando lo spazio prospettico in direzione di quella poesia atmosferica che costituì una delle più alte conquiste del secolo.
Un’importante sezione sarà dedicata alle opere di Canaletto, che imponendosi sulla scena veneziana alla metà degli anni venti creò vedute ineguagliabili nelle quali la bellezza della Serenissima viene descritta con occhio attento e collocata nella dimensione di uno spazio assoluto, di una realtà luminosa e certa: il disegno impaginativo, lucido e coerente, salda le architetture, i cieli e le acque in immagini solari dalle quali è espunta qualsiasi concitazione. Lo spazio secondo ragione della Venezia di Canaletto è quello di una città pittorica che non dipende in alcun modo dall’esattezza topografica pur creando un sorprendente effetto di realtà.
Le scoperte e le conquiste di Canaletto negli anni trenta funsero da modello per il nipote Bernardo Bellotto entrato nella bottega dello zio attorno al 1735-1736, e per Michele Marieschi; ma se Bellotto operò una sintesi tra le atmosfere immobili e la resa minuziosa delle architetture, tipiche di Canaletto, traducendole in una poetica più calda e appassionata, Marieschi seppe staccarsi dai moduli di Canaletto, dando vita a una pittura più genuina, in cui la forma della città risulta ricreata sulla tela con grande trasporto emotivo.
Nella seconda metà del secolo, in evidente aderenza con l’atmosfera di incertezza e di declino politico ed economico di una città che ormai viveva dei ricordi di un glorioso passato, la lunga vicenda artistica di Francesco Guardi si condensa nell’espressione pittorica di una Venezia quasi fantomatica, vista in dissolvenza tra bagliori luminosi e indistinti aloni di colore. Vedute e capricci si confondono in visioni caratterizzate da un senso di infinita lontananza, di silenzi sospesi tra mare e cielo, come se l’artista volesse catturare l’essenza e l’anima di Venezia.
Il percorso prosegue con la pittura di paesaggio, un genere che si affermò a Venezia sul finire del Seicento e conobbe una straordinaria fortuna perché rispecchiava il mutato rapporto della città lagunare con la terraferma dopo il definitivo tramonto dell’ideale mercantile sul quale la Serenissima aveva costruito le proprie fortune.
Nei dipinti di Marco Ricci si rispecchia la varietà e la gaiezza del paesaggio veneto, dalle aspre montagne del bellunese alle silenti lagune. In questo senso, il Grande paesaggio con fiume, lago e figure rappresenta una delle vette stilistiche più alte mai raggiunte dall’artista bellunese, che si traduce in una visione paesistica in cui la natura diviene, insieme all’uomo, protagonista della storia ideale e quotidiana.
Il paesaggio arcadico è presente con stupende opere di Francesco Zuccarelli e di Giuseppe Zais nelle quali viene evocata una natura popolata da pescatori, pastorelli, cavalieri con cappelli piumati, lavandaie. Luminosità soffuse, ombre leggere, orizzonti vaporosi, acque smeraldine, boschetti odorosi sono i motivi dell’idillio arcadico comunicato dai due artisti con una felicità espressiva che realizza pienamente la concezione della pittura quale canto libero, diretto a meravigliare con la dolcezza delle lusinghe di invenzione, colore e tono.
Il profumo e l’aria di Venezia vengono restituiti in modo non meno efficace nelle opere dei pittori di storia e di figura, che restituiscono l’atmosfera piena di sensualità e di abbandono nei dipinti a soggetto mitologico ed in quelli creati per la devozione domestica.
La sezione comprende tele di Sebastiano Ricci, Giambattista Tiepolo, Antonio Pellegrini, Jacopo Amigoni, Gianantonio Guardi, Gaspare Diziani, accomunate da una vibrante energia espressiva che segna il trionfo della gioia di vivere.
Dèi ed eroi dell’antichità sono rappresentati con l’eleganza raffinata tipica del rococò che, in una visione di bellezza radiosa e sensuale, celebra la gloria dell’amore e l’apoteosi mitologica nelle immagini del trionfo di Anfitrite, di Amore e Psiche, di Venere e Marte. In questo universo di rappresentazione la seduzione opera tutte le sue risorse: l’ornamento, l’abito elegante, la maschera tessono la trama della commedia mondana, mentre la vita di salotto – nei palazzi, al Ridotto, nelle piazze, nelle botteghe del caffè – si dipana in una atmosfera di douceur de vivre.
L’incanto di Venezia rivive in una stupenda tela di Lorenzo Tiepolo con la dama che si impone nel suo abito rosso, tra i fruscii delle sete, le maschere ornate di trine che si congiungono con le pieghe dei mantelli: la seduzione acquista l’evidenza icastica di una pittura che fissa l’eloquenza dell’attimo fuggente.
L’affresco dell’epoca viene completato con una accurata galleria di ritratti di Rosalba Carriera, di Giuseppe Nogari e di Pietro Rotari, artisti che nel “vero” dei volti seppero restituire la svaporata delicatezza dell’epoca.
“LE MERAVIGLIE DI VENEZIA. Dipinti del ‘700 in collezioni private”
Gorizia, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
Palazzo della Torre (via Carducci 2)
14 marzo – 27 luglio 2008
Orari: 10.00 -19.00. Lunedì chiuso
Biglietti: Intero € 6,00, Ridotto € 4,00, Ridotto speciale scuole € 2,00
La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura della mostra.
Catalogo: Marsilio editore
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