LE ORME IN CONCERTO AL NEW AGE CLUB (TV)

Due ore e mezza di progressive rock

“…che come ad un certo punto” ricorda il frontman Aldo Tagliapietra “negli anni 70 era il genere che vendeva, il cosiddetto commerciale”. Nel 2007, in un clima musicale completamente diverso, la band veneziana esiste ancora. A fine gennaio presenta in anteprima lo spettacolo che nei prossimi mesi porterà in tutta Italia.

Nell’autunno 2006, Le Orme avevano compiuto qualche sparuto concerto in giro per il paese, con esibizioni che ripercorrevano l’intera carriera a partire dal “periodo beat” di Senti l’estate che torna. Oggi, ritornano con uno spettacolo che si concentra sul loro repertorio progressive rock, trascurando gli episodi iniziali (peraltro molto fortunati) e gli anni ’80 di Marinai. La sensazione di una band agguerrita si ha fin dalle prime note: l’incipit dell’ultimo album-suite pubblicato, Infinito, fa presagire le intenzioni del quartetto, pronto a soddisfare i palati più sofisticati. Un medley ne cattura l’intensità e la drammaticità, toni che nella loro lunga carriera Le Orme hanno saputo modulare in maniera diversa e ugualmente raffinata. Come in Uomo di pezza, il cui lato A è interamente eseguito e dove la rilassata e poi incalzante La porta chiusa comincia a svelare la grande vena del batterista Michi Dei Rossi. Questo, con Tagliapietra l’unico rimasto dei fondatori, mostra da sempre il lato più istrionico e giocoso della band, ed è continuamente acclamato dal pubblico, accorso numeroso.

Dopo Era inverno, è Contrappunti, da cui vengono eseguiti l’omonimo pezzo strumentale e Maggio, è la successiva perla offerta ai fan del progressive rock. In questa fase, ad emergere è l’enorme maestria dei due “pianolisti” (come scherzosamente li definisce Tagliapietra in maniera retrò) Andrea Bassato e Michele Bon: il primo al pianoforte e violino, il secondo alle tastiere e con il guitar simulator di sua creazione mostrano il lato classico e quello più moderno di un gruppo che ha da poco spento la quarantesima candelina. Il pubblico è definitivamente conquistato: se i medley da Il fiume ed Elementi lo scoprono ammirato, la storica Cemento Armato, dedicata ai batteristi presenti, lo fa esplodere in un coro.

Felona e Sorona, datata 1973, è la suite che più di ogni altro lavoro ha consacrato il combo veneziano sul palcoscenico internazionale: tradotta anche in inglese con testi firmati da Peter Hammill, rappresenta per i fan del progressive rock l’album perfetto, manifesto di un tempo musicale mai troppo rimpianto. Le Orme ne propongono una sintesi, che trascurando alcuni passaggi importanti riesce comunque a ricrearne le atmosfere, a volte giocose e più spesso tragiche.

Il bis è per un altro degli album più amati, Collage: l’omonimo brano strumentale e la classica Sguardo verso il cielo, concludono, prima di Amico di ieri, uno spettacolo intenso e vissuto. Le Orme: il trionfo di un genere ed un buffetto paterno ai nostri anni, in cui il “cosiddetto commerciale” (per fortuna) non basta a tutti.

www.le-orme.com