Un’esibizione forse non eccezionale o delle più originali eseguite nel corso della manifestazione ma Luciano Ligabue, ancora una volta, dimostra la sua solita maestria sul palco e un’energia capace di “smuovere dalle seggiole” non solo i suoi fan affezionati ma anche gli spettatori più difficili
Roma. Primo Maggio 2006. La capitale accoglie la solita folla di turisti con un sole impietoso ed un caldo decisamente estivo, a tratti stemperato da un vento che regala deliziosi momenti di sollievo. Il nostro lungo viaggio in treno si conclude alle 14:30 del pomeriggio e piazza S.Giovanni è già gremita di spettatori intenti a gustarsi le prime performance della giornata; lungo S.Giovanni Laterano bancarelle ricche di gadgets e turisti mentre la metropolitana è ravvivata dai cori di giovani festosi che, sfoggianti striscioni di pace, cartelloni anti-berlusconiani e le immancabili magliette del Che, assaporano l’atmosfera elettrizzata della giornata. Non facciamo in tempo a contemplare lo spettacolo che abbiamo di fronte che il nostro dovere da goliardi ci richiama all’ordine: una suggestiva visita al Foro Romano, Colosseo, alla basilica di S.Croce in Gerusalemme e poi tutti in hotel. Ovviamente avevamo le idee piuttosto chiare su come avremmo trascorso il resto della serata.
Ripercorriamo via S.Giovanni Laterano alle 21:30 con l’amara consapevolezza di assistere all’esibizione solo attraverso i “tanto cari” megaschermi piazzati dietro il palco -previsione quanto mai azzeccata!-: nonostante la via fosse gremita di turisti e delle solite bancarelle, riusciamo ad arrivare in tempo per assistere interamente all’esibizione di Ligabue, per gran gioia di Laura, sua fan sfegatata di vecchia data. Il Liga, senza tanti preamboli, si esibisce con Le donne lo sanno, terzo singolo tratto dalla sua ultima fatica “Nome e Cognome”, tutt’ora sponsorizzato da un tour che si è aperto il 10 Settembre 2005 al Campovolo di Reggio Emilia, data che gli ha permesso superato il record di vendite che era detenuto dagli U2 dal ‘97. Il pezzo è gradevole, con tratti melodici che si intrecciano con suoni più duri e rock che conferiscono spessore alla canzone ma l’atmosfera è troppo concitata e disimpegnata per apprezzare appieno il suo sforzo di esulare dai soliti pezzi classici: il pubblico sembra apprezzare solo mediamente la prima parte dell’esibizione. Strategicamente più adatta la scelta di riproporre il “classicone” Balliamo sul mondo –tratto dall’album “Ligabue” del lontano 1990- che riceve un consenso di gran lunga maggiore rispetto alla precedente traccia. Molti degli spettatori che erano rimasti precedentemente immobili e perplessi iniziano a sciogliersi e a cantare sin dalle prime note, mentre Laura intona a gran voce –anzi urla- il testo della canzone, che ben si adatta al clima festaiolo che si propone ai nostri occhi: l’invito a ballare e a fregarsene, almeno per una notte, dei problemi e dei dispiaceri della vita quotidiana viene accolto in pieno dal pubblico, il quale si lascia trascinare dal ritmo incalzante che contraddistingue lo stile dell’artista. Il Liga si dimostra un intrattenitore di tutto rispetto -lo ammetto nonostante la mia irriducibile riluttanza nei confronti del rock peninsulare- e riesce a coinvolgere le masse con testi semplici e taglienti e canzoni grintose ed orecchiabili. Fino a quel punto qualche timido era rimasto in disparte dalla bolgia generale ma ci pensa Urlando contro il cielo –tratto da “Lambrusco, coltelli, rose, e popcorn” del ’94- a smuovere i più reticenti e a concludere in bellezza l’esibizione di Ligabue. Lo spirito di unità e di appassionata condivisione non riempie solo le parole della canzone ma anche i metri quadri di piazza S.Giovanni, dove il pubblico ormai si unisce in un fraterno, unico abbraccio e festeggia questa importante festa civile con la mente alleggerita dalla quotidianità e il cuore un po’ più aperto verso chi si ignorava solo qualche momento prima. Particolarmente suggestivo la parte conclusiva del pezzo, durante il quale l’intera piazza viene riempita da un corale “ooh,ooh ooh” da San Siro che scandisce il silenzio della parte musicale e saluta un Liga soddisfatto che, nonostante fosse visibile unicamente dai soliti schermi giganti, sfoggia un sorriso di soddisfazione.