LIGABUE IN CONCERTO A PADOVA

14/07/06: I ragazzi sono ancora in giro

Dopo la pausa mondiali, Luciano Ligabue ricomincia da Padova il suo tour, giunto in estate negli stadi dopo essere passato per club e palasport. La Banda, i ClanDestino e Mauro Pagani lo accompagnano in quella che è, di fatto, una riedizione in scala minore del celebre concerto del Campovolo di Reggio Emilia.

A giudicare dagli spot in tv e dalla quantità di persone che Luciano Ligabue riunisce con i suoi concerti, riesce difficile credere che all’epoca del “Bar Mario” fossero in pochi a conoscere il suo nome di battesimo. Dopo oltre quindici anni e svariati album e progetti, il rocker emiliano è ormai un’istituzione nel panorama musicale italiano, e, con buona pace dei club da poco rivisitati, sono gli stadi la sua Happy Hour. Padova è la stazione, torrida e ancora festante per le notti mondiali, da cui “il Liga” riparte per il suo viaggio in prima.

Dopo l’aperitivo pop-rock dei Velvet e dei Rio, alle 21.30 circa l’introduzione dell’ultimo Nome e Cognome annuncia che ci siamo: Il giorno dei giorni, canzone che in musica e testo sembra nata per aprire un concerto, saluta lo stadio gremito. Seguono un set di pezzi nuovi e vecchi su cui Ligabue e La Banda riversano tutta la loro carica ed emozione: da L’amore conta a Quella che non sei, il pubblico risponde cantando e acclamando il proprio beniamino. Una vita da mediano omaggia la vittoria italiana ai mondiali di calcio con le immagini dei goal più belli, scatenando le urla gioiose (“vinci casomai i mondiali”…) di tutto lo stadio. Dopo una riuscita versione chitarra e voce de Il mio nome e maipiù, è il momento del “Ligabue vintage”, quello dei ClanDestino e dei primi tre album: Salviamoci la pelle, Marlon Brando è sempre lui, Balliamo sul mondo, Sarà un bel souvenir… sono solo alcuni tra i momenti di un set evocativo ed emozionante, interpretato con il feeling che fece da subito amare il rocker ai suoi fan più antichi, scatenati in questa parte del concerto. Regalami il tuo sogno è il bridge tra questo momento è il successivo, nel quale Ligabue esegue alcuni brani accompagnato dal violino e dal bouzouki di Mauro Pagani. E’ la fase più intima delle due ore e mezza di esibizione, con Ho messo via e Piccola stella senza cielo ad alzare gli accendini dei presenti. Sul palco è ancora il momento della Banda e del rock, con Le donne lo sanno prima di altri classici: Certe notti, Libera nos a malo e Tra palco e realtà, quest’ultima a chiudere provvisoriamente con la sua consueta carica. La gente non ha neppure il tempo di chiamare il bis che gli schermi annunciano “Sul palco tutti!”: Banda, ClanDestino e Mauro Pagani tutti insieme con occhiali a goccia ad accompagnare Luciano, che col dito alzato canta il pezzo da sempre più atteso, che più di ogni altro rappresenta i suoi live, Urlando contro il cielo. Il finale, come da Campovolo, è affidato a Leggero e al pubblico stesso, che ne canta da solo, a squarciagola, il ritornello.

A giudicare dai volti, dal sudore, dalle voci che quasi sussurrate cantano Sono qui per l’amore, suonata dalle casse del palco ormai illuminato, riesce ancora più difficile credere a un Ligabue in un posto che non raccolga queste migliaia di persone lì per sognare. E a giudicare dal suo sorriso, dalle sue corse sul palco e dai suoi “E alòra!” rivolti alle prime file, forse non ci crede neanche lui.

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