Una famiglia distrutta, un amore basato sullo sfruttamento reciproco, quattro ragazze con parecchi problemi e un variegato contorno di figure particolari: insomma, un affresco ricco e affiatato per un film curioso e trascinante, con tuttavia alcune pennellate stonate.
Quando Terry (Joan Allen) si sveglia e non trova il marito, pensa immediatamente che l’uomo sia scappato con la segretaria svedese. L’ancora giovane signora entra in crisi e trova rifugio nell’alcool, e in un amico, Denny (Kevin Costner), che presto diventerà il suo amante. La rabbia e la freddezza, però, non l’abbandonano mai, e sembrano essere presenti nel suo animo già da tempo. Il suo rapporto aggressivo con il resto del mondo condiziona inoltre il legame che ha instaurato con le figlie e, per quanto brutto o patologico possa apparire questo stato, in realtà appare agli occhi delle persone sensibili, come Denny, un modo vitale e umano di affrontare la situazione.
Chi non può dire di riconoscersi almeno un po’ in questa figura collerica e cinica? Magari non approviamo la sua reazione, ma il tratteggio con cui il regista e sceneggiatore, Mike Binder, ci descrive la figura di una donna sofferente e delusa, è vivido e realistico, sfaccettato e divertente, in definitiva capace di far riflettere e di scavare in profondità.
Acuti accenni a situazioni della vita quotidiana, a problemi sociali e a conflitti interni alla persona costituiscono il ricco tessuto dell’opera e la visione pluriprospettica che il regista vuole ottenere.
Quattro sorelle sono forse troppe per dare un giusto spazio ai vari personaggi, portando così lo spettatore ad una focalizzazione maggiore sulla protagonista. Questa scelta di frammentazione dei personaggi fa pensare ad un tentativo di rifarsi al modello di Piccole Donne, quasi ad un’attualizzazione del romanzo. Il regista infatti afferma di essersi basato sulla sua esperienza col mondo femminile che lo circonda: nulla di più universalmente letto del romanzo di Louisa May Alcott poteva infatti caratterizzare la narrazione, ma al giorno d’oggi un equilibrio descrittivo non è credibile, perciò viene dato libero spazio a forti sbalzi tra comico e tragico, acido e melenso. Fino a dove questo andamento altalenante funzioni e sia accettabile, dipende dalla sensibilità del singolo.
I
l finale non coglie di sorpresa e non ha nemmeno questa finalità; sembra piuttosto lasciare aperte diverse interpretazioni e concede all’immaginazione di costruire un futuro come un passato. Uno spaccato di vita di ben tre anni è quello che possiamo tecnicamente vedere; qui troviamo però anche la pecca del racconto: l’eccessiva condensazione non ci permette di cogliere veramente un così ampio arco di tempo, ma d’altra parte una riduzione del tempo della storia non renderebbe credibile il clima del finale.
Qualche forzatura di conti nei personaggi e nel tempo non impedisce tuttavia al film di risultare godibile, intelligente e ben recitato, sperando che gli spettatori non siano dissuasi dall’effetto “drammone” del titolo italiano e della locandina, per non parlare dei precedenti di Kostner.
Titolo originale: The upside of anger
Nazione: U.S.A.
Anno: 2005
Genere: Commedia
Durata: 118′
Regia: Mike Binder
Sito ufficiale: www.upsideofanger.com
Sito italiano: www.eaglepictures.com
Cast: Kevin Costner, Joan Allen, Erika Christensen, Evan Rachel Wood, Keri Russell, Alicia Witt
Produzione: Media 8 Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 15 Aprile 2005 (cinema)