“LO SPAZIO BIANCO”: DAL LIBRO AL FILM

Valeria Parrella, Francesca Comencini e il cast del film raccontano la loro esperienza dal libro al set

“Lo spazio bianco” è il nuovo film di Francesca Comencini, tratto dall’omonimo libro di Valeria Parrella. Il film è stato presentato in concorso alla 66 Mostra Internazionale del Cinema a Venezia. Abbiamo incontrato l’autrice e la regista, insieme a parte del cast.

Come ha vissuto la trasposizione del suo libro sul grande schermo?

V. Parrella: “Il film non segue lo stesso percorso del libro, per fortuna. Per spiegare questo devo raccontare di quando sono stata invitata a vedere le prime immagini del film. Tra me e Cristina, c’è subito stata una grande intesa. Io volevo che fosse fatto il film dal mio libro; e lei voleva trarre dal mio libro un film. Ma non è stata una cosa scontata. Ci siamo incontrate con una voglia “nuda” di capirci. Abbiamo fatto dei sopraluoghi insieme. Poi ho visto il premontato, in silenzio, e ne ho colto la poetica di Francesca, che aveva assorbito il libro, tutta la sua emotività, quello che io avevo tradotto con le parole, lei lo aveva fatto con le immagini.”

Signora Comencini, ha subito sentito la necessità di trarre un film, quando ha letto il libro?

“Ho letto il libro quando è uscito per la mia curiosità di lettrice. L’ho amato, ma non ho pensato a farne un film, almeno subito. Poi sono stata contattata da Domenico Procacci e da Laura Palucci, che mi hanno parlato del loro progetto di trarne un film. E ho detto sì, per tanti motivi. Uno di questi è stato l’argomento: parlare di maternità al femminile. Di nascita ne parlano tanto e in tanti, ma pochissimo le donne. Un altro è per il ritratto di un personaggio meraviglioso: Maria. Mi affascinava raccontare questa donna, che a volte si sente giovane, altre si sente vecchia. Volevo raccontare la sua età. Una donna che non aspetta che un uomo faccia qualcosa al suo posto. Una donna che ha sempre fatto tutto da sola.”

Signora Buy, come ha accolto dentro di sé questo ruolo?

“Il mio lavoro è fatto di esperienze. Ci sono dei momenti in cui senti che qualcosa sta maturando, ma c’è la necessità che qualcuno lo capisca. Perché da sola non ci riusciresti. Con questo libro e questo film c’è stata una strana coincidenza. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere.
Mi sono totalmente abbandonata, ho subito sentito quello che avrei dovuto fare e tutto è venuto da sé.
L’incontro con Francesca è stato la cosa migliore che mi è capitata quest’anno.”

Federica Pontremoli, come si è rapportata a scrivere la sceneggiatura del libro della Parrella?

“Il libro è uno spazio bianco. La lettura di questo libro è stata particolare. Perché per quanto il tema trattato incoraggiasse un film, la tecnica lo scoraggiava, proprio per questi spazi bianchi. Non era facile riempirli e restare fedeli al romanzo, perché avrebbe dovuto essere in accordo con il non detto. Tuttavia è stato uno strumento perfetto per lavorare, perché questi spazi bianchi ci hanno concesso di partecipare attivamente, di mettere qualcosa di nostro dentro, qualcosa che fosse in perfetta sintonia con il libro di Valeria. È stato un lavoro emozionante.”

Perché non si è scelto un finale aperto, uno spazio bianco?

F. Comencini: “Non ho avuto nessun dubbio sul finale che avrebbe avuto il film. Io ho pensato all’ultima scena: Maria che cammina per le strade deserte, alternando alle immagini della sequenza del parto.
Ho inserito quella luce bianca perché quello che succede dopo è completamente un’altra cosa. Dopo quel bianco arriva altro, qualcosa di diverso. Tutto ciò che immaginavi di poter avere come limite, si annulla con l’arrivo del bambino.”

Quale tipo di riferimento ha voluto dare con il ruolo degli uomini? Il film propone un modello di assenza paterna?

Comencini: “Nel film racconto la storia di una donna che mette al mondo un bambino da sola. Nel film c’è una figura maschile notevole: Fabrizio, il miglior amico e confidente di Maria. Nel film è contenuta una proposta di amicizia tra uomo e donna. L’amicizia prevede delle regole, un rispetto, un desiderio di conoscersi.
Lo spazio bianco non propone un modello di assenza paterna, assolutamente.
Racconta un modello presente nella società, che non sempre è negativo come viene raccontato.”

Buy: “No, il film non percorre questa via. È una grande storia d’amore. Le donne possono decidere se avere o no un uomo accanto. Si può fare, realmente, senza debolezze, ma con consapevolezza.”

Antonia Truppo, come si è trovata nei panni di Mina?

“Il mio personaggio mi ha suscitato una simpatia immediata. La storia, scritta molto bene, illustrava persone in movimento. Nella mia vita penso di aver incontrato questa persona, Mina, e ho cercato di somigliarle.
Posso descrivere il rapporto tra il mio personaggio e Maria, come quello che c’è tra me e Margherita Buy: siamo entrambe molto diverse. Ci siamo studiate. Lavorare con lei è stato il motore vero del rapporto tra i personaggi.”

Il libro di Valeria Parrella Lo spazio bianco:

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Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio