“LUCKY” DEI NADA SURF

Easy-listening DOC

Dopo un inizio d’anno trascorso a riascoltare il meglio del 2007, le ultime settimane hanno visto l’uscita di novità discografiche in quantità strabocchevole. E i primi bagliori primaverili sono il contorno ideale per ascoltare Lucky dei Nada Surf.

Scorrazzo per il centro città in bicicletta. Il tempo è bello e non fa né caldo né freddo. Si sta bene insomma, e sotto un cielo completamente azzurro le strade sono stipate di persone. Mi districo per le vie al ritmo della musica che suona nel mio I-pod: è il nuovo album dei Nada Surf, il rimedio ideale al mio odierno bisogno di un po’ di levità musicale. Le loro sono canzoni banali ma deliziose, e mi rafforzano la convinzione che la voce “abbandonarsi all’ascolto di brani pop-rock” rientra con pieno diritto nella mia alleniana lista delle cose per cui vale la pena vivere.

Il loro curriculum parla di una band con già quattro album alle spalle: ritrovatasi con una causa legale con l’etichetta discografica major degli esordi, è poi arrivata all’indipendenza degli ultimi LP. Reso efficace da un ottimo lavoro produttivo, il sound richiama evidentemente i –forse- più famosi Death Cab for Cutie. E infatti Lucky può contare anche sulla collaborazione di Ben Gibbard (cantante e leader dei DCfC) nella canzone d’apertura See these bones. Ma se è evidente questa somiglianza, lo stile dei Nada Surf risulta più dinamico, lineare ed essenziale, distaccandosi quel che basta per dar vita a canzoni che brillano –eccome- di luce propria.

Lucky scorre senza contrasti significativi, avvolgendo dolcemente i sensi e donando sensazioni rassicuranti perché bilancia i testi dolceamari con melodie sempre molto piacevoli. Ci si ritrova facilmente risucchiati dai ritornelli (per esempio quello della sdolcinata I like what you say), o a farsi coinvolgere dalle linee di chitarra. La candida voce di Matthew Caws è ben supportata da frequenti cori, mentre gli abbellimenti si completano con sezioni d’archi e inserti pianistici presenti in alcuni brani. Quasi tutto l’album è impostato su un costante andamento medio, si decelera solo verso la conclusione con The Film Did Not Go ‘Round, come una dolce ninnananna che però racconta di un amore perduto.

MySpace:
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