Mercoledì 26 e giovedì 27 novembre il coreografo belga porta in scena
al Teatro Comunale di Ferrara Pitié! con musiche di Fabrizio Cassol, rielaborate a partire dalla Passione secondo Matteo di Bach.
Mercoledì alle 18 nel Ridotto del Teatro, Alain Platel incontrerà il pubblico. Modererà l’incontro Marinella Guatterini, critico di danza del Sole 24Ore, che nell’occasione presenterà anche il suo libro l’ABC della danza (Mondadori Electa).
Creato a quattro mani con il compositore Fabrizio Cassol come era già successo nel 2006 con vsprs, Pitié! ha come spunto iniziale la Matthaeus Passion di Bach. Cassol non si limita ad “adattare” l’opera di Bach, ne scrive un nuovo racconto: lo spettacolo non ricalca né la cronaca evangelica né la sua versione poetica creata dal librettista di Bach.
A essere indagato prima di tutto è il dolore di una madre, messa di fronte al sacrificio inevitabile della sua discendenza. Riletta in quest’ottica, la vicenda di Cristo viene, infatti, trasposta in quella di due anime gemelle con un destino comune. Questo è, dunque, lo sguardo nuovo che dà il senso e l’orientamento alla composizione.
A partire da questa scelta Cassol ha optato per una ripartizione dei ruoli che prevede tre cantanti: una soprano per la madre, Laura Claycomb; un mezzosoprano per Maddalena, l’italiana Cristina Zavalloni; e un controtenore, Serge Kakudji, che interpreta Gesù.
Il trio Aka Moon, che costituisce la base dell’orchestra, è completato da personalità diverse, nomadi e dai timbri forti come Magic Malik (flauto traverso e canto), Tcha Limberger (violino), Philippe Thuriot o Krassimir Sterev (fisarmonica), e altri ancora.
“Erbarme Dich”, una delle arie più celebri della Passione costituisce uno dei punti di partenza di Pitié!. Ci pone, infatti, una domanda basilare: la nostra attitudine a condividere esperienze e sentimenti altrui può superare lo stadio della pietà? Il tema principale della Passione secondo Matteo è l’estremo sacrificio cui possiamo giungere: il sacrificio di sé. Per cosa o per chi saremmo pronti a sacrificare la nostra vita? E’ questa la domanda che Platel pone ai danzatori con i quali intende continuare a sviluppare la “danza bastarda” di cui ha fatto il suo marchio di fabbrica.
Nel prolungamento dell’esperienza di vspr, la gestualità di Pitié! tenta di offrire una trasposizione fisica dei sentimenti impossibili da contenere, cercando così di trascendere la dimensione individuale.