Gian Paolo Cugno al suo secondo film come regista, dopo il lungometraggio d’esordio Salvatore questa è la vita, presentato in sessantadue festival, vincendo il “Globo d’oro” italiano come regista rivelazione e il “biglietto d’oro” come film più visto nelle scuole italiane, realizza anche quest’ultima pellicola La bella società, ottenendo ancora una volta l’appoggio del produttore Pietro Innocenzi, mosso dall’interesse di “mettere l’industria del cinema al servizio di un progetto d’autore”.
E’ questo un punto sul quale è il caso di soffermarsi. E’ La bella società effettivamente un film d’autore? Sarebbe interessante avere dall’autore una definizione in merito; ad ogni modo ciascuno spettatore sarà in grado di comprenderlo da sé in piena autonomia qualora decidesse di vedere questo film. Tuttavia è il caso di ragionare un po’ sul significato di “film d’autore” in quanto si presuppone che per “cinema d’autore” si intenda una pellicola che rispetto ad un prodotto commerciale si distingua da quest’ultimo proprio perché facente parte di una categoria più colta, che quindi per una sua struttura geneticamente particolare, spesso non può ottenere riscontri positivi da parte del grande pubblico di massa. Bisogna ridimensionare le probabili aspettative nei confronti di questo regista con il quale è il caso di complimentarsi solo per essere riuscito ad assicurarsi un’importante distribuzione come è infatti Medusa, cosa certamente non facile.
Ambientando il suo film in Sicilia tra gli anni ’60 e gli ’80, Cugno racconta una trama per così dire “corale”, ispirandosi al percorso narrativo di una tragedia greca, narrando la storia di due fratelli, Giuseppe e Giorgio (David Coco e Marco Bocci), due adolescenti cresciuti senza padre, che vivono in un assolato paesino dell’entroterra siciliano con la propria madre, Maria (Maria Grazia Cucinotta). Una troupe cinematografica giunge da Roma per girare un film e Romolo (Raul Bova), un giovane produttore, sceglie Maria come protagonista e nel frattempo diventa anche il suo amante. I due fratelli, furibondi per la gelosia, a causa di un incidente mentre giocavano con della polvere da sparo, lo uccidono e occultano il corpo che non verrà più trovato. Anni dopo, con un po’ di soldi donati loro dal farmacista del paese, partono alla volta di Torino per andare a trovare l’amico Nello (Enrico Lo Verso) e per tentare con diverse operazioni di fare recuperare la vista a Giorgio, rimasto cieco dal giorno del fatidico incidente con la polvere da sparo. Da questo momento hanno inizio una serie di vicende che portano il film a svilupparsi in altre storie, con un percorso narrativo che oscilla avanti e indietro nel tempo.
La pellicola sebbene vanti un cast altisonante (Giancarlo Giannini, Maria Grazia Cucinotta, Raul Bova, David Coco , Enrico Lo Verso, Franco Interlenghi, Antonella Lualdi e altri), mantiene un’andatura molto bassa e a tratti del tutto insignificante. La trama risulta poco interessante e le tematiche che dovrebbero essere affrontate con precisione e accuratezza , sono analizzate molto superficialmente in maniera scadente e generica. L’idea di intrecciare le storie individuali con la storia collettiva italiana è stata realizzata con esasperanti lacune. Lo scopo di imbarcarsi in un’operazione del genere non è veramente comprensibile. A film concluso, lo spettatore non può far altro che contemplare un’opera fallimentare.
A questo punto sorge spontanea una domanda: Perché certi registi di chiaro spessore spesso non riescono neanche a farsi conoscere e invece un regista come Gian Paolo Cugno viene considerato addirittura un cineasta d’autore? Misteri del mondo del cinema.
Titolo originale: La bella società
Nazione: Italia
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 120′
Regia: Gian Paolo Cugno
Cast: Raoul Bova, Maria Grazia Cucinotta, Giancarlo Giannini, Ricky Memphis, Claudio Santamaria, Caterina Murino, Enrico Lo Verso, Antonella Lualdi, Franco Interlenghi, Marco Bocci
Produzione: Globe Film
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 21 Maggio 2010 (cinema)