Dal 28 febbraio esce nelle sale Educazione Siberiana, il nuovo film del premio Oscar Gabriele Salvatores, ispirato all’omonimo romanzo di Nicolai Lilin (ed. Einaudi), che racconta la storia di ragazzi che passano dall’infanzia all’adolescenza, e della comunità che li ha visti crescere. La storia, ambientata nel sud della Russia tra il 1985 e il 1995, è raccontata in musica da Mauro Pagani, uno dei migliori e più seri musicisti italiani (la critica giapponese lo annoverò tra i dieci miglior musicisti del mondo, in occasione della tournée della PFM in Giappone), produttore, scrittore, compositore, nonché direttore musicale dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. A Pagani si devono gli arrangiamenti, tra gli altri, di uno degli album più belli della storia della musica leggera italiana, nominato Miglior Disco italiano degli anni Ottanta, e inserito da David Byrne tra i dieci dischi più importanti del decennio in tutto il mondo: Creuza de Ma di Fabrizio De André.
Ma musica per Pagani significa appunto anche cinema. “Lavorare sulle colonne sonore è meraviglioso e contemporaneamente molto complicato perché ormai negli anni si sono sperimentate e ascoltate diverse possibilità di accostamenti tra musiche e immagini, alcune che evidenziano sentimenti simili e altre che propongono contrasti netti, Kubrick insegna”. Alla loro quarta collaborazione (Sogno di una notte di mezza estate, Mediterraneo, Puerto Escondido, Nirvana), Pagani e Salvatores sanciscono così un sodalizio artistico marchiato made in Italy che dura da più di tren’tanni. Un lavoro musicalmente a quattro mani, in un contesto nuovo per il regista napoletano (il team di lavoro è del tutto nuovo). Una sfida per entrambi, probabilmente.
“Uno degli aspetti più difficili da valutare era la necessità o meno di usare suggestioni musicali “geograficamente coerenti” – dice Pagani – se si parla di una comunità siberiana deportata a migliaia di chilometri di distanza, quanta nostalgia della Siberia ci dev’essere? Sia io che Gabriele pensavamo di volerne più di quanta in realtà non ne abbiamo usata. In fondo questo è un racconto a più livelli, la malinconia può avere suoni diversi se associata all’immagine del vecchio nonno del film, piuttosto che a quella di un gruppo di ragazzi che cresce e sogna in un angolo sperduto della galassia sovietica nei primi anni ‘80”.
Fanno parte del cast, accanto al gigante John Malkovich, Arnas Fedaravicius, Villius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson, Peter Stormare.