Concorso
Claude Chabrol torna alla regia (dopo La Damigella d’onore) col suo 50esimo lungometraggio, mettendo in scena un film sul senso del potere e sulle sue degenerazioni, interpretato dalla musa ispiratrice Isabelle Huppert e François Berléand, rispettivamente un giudice e un politico corrotto alle prese con un processo delicato e difficile.
Fino a che punto può arrivare l’esercizio del potere prima di trovarsi di fronte ad un poter più grande? Fino a che punto gli esseri umani possono uscire indenni dall’ebbrezza causata dal potere stesso?
Jeanne Charmant (Isabelle Huppert) si occupa di un delicato caso di corruzione e appropriazione indebita di fondi pubblici che vede coinvolti senatori e politici, nonché il presidente di un potentissimo complesso industriale. Più l’inchiesta va avanti e più i legami con il potere diventano fitti, tanto che qualcuno penserà bene di lanciarle un pesante monito spingendola fuori strada con la sua automobile. Ma la determinazione del giudice non si arresta e proprio nelle fasi più delicate del processo si troverà a combattere su un fronte altrettanto delicato: lo sgretolarsi dei legami famigliari e della sua vita privata. Con queste premesse Claude Chabrol riflette sulla forza devastatrice del potere e sulle sue conseguenze.
E’ lo stesso regista a raccontare la genesi di un film che inizialmente doveva chiamarsi “La comedie du pouvoir”:
“Quello che mi sono chiesto è che cosa resta dell’umanità nell’esercizio del potere. La risposta è: un bel niente” e ancora “Quando ho deciso di fare questo film ho pensato di cercare elementi di fiction che dessero però allo spettatore il senso di totale adesione alla realtà”. La storia di Jeanne, dice Chabrol, è la storia vera di un giudice realmente esistito, trovatasi alle prese con un caso di corruzione che le ha assorbito tutte le energie vitali, causandole la perdita del marito morto suicida. “Il titolo del film si attaglia perfettamente non solo agli imputati, ma anche al giudice”: infatti, nonostante persegua degli ideali di giustizia, il grosso potere che esercita le fa perdere il senso del reale, creandole un’intossicazione che metterà in luce le sue fragilità e la fallibilità del proprio giudizio.
Chabrol, a settantacinque anni, dimostra ancora una volta l’estrema freschezza e la duttilità con la quale mescola gli elementi del suo cinema (comicità e tragedia) in un film che tiene perfettamente in equilibrio la vicenda pubblica e privata di una donna cinica e austera, raffigurante le brutture di un mondo che continua ad offrire una pessima rappresentazione di sé. Il maestro della Nouvelle Vague parla della sua Francia, sviscerando vita, morte e miracoli di una borghesia opulenta e insoddisfatta. L’ambiguità morale dei suoi protagonisti si riflette sull’ambiente sociale, accentuando le introspezioni psicologiche e gli intenti criminosi che sono alla base di ogni comportamento umano.
Titolo originale: L’ivresse du pouvoir
Titolo tradotto: Comedy Of Power
Titolo tedesco:Geheime Staatsaffären
Nazione: France, Germany
Anno: 2005,
Durata: 110 min
Director: Claude Chabrol
Cast: Isabelle Huppert, François Berléand, Patrick Bruel, Thomas Chabrol, Yves Verhoeven