Finché dura il pentimento, dura la colpa.
Jorge Luis Borges
Mark T. Mustian nel suo romanzo “La memoria del vento”, descrive, con prova di sensibilità e conoscenza dell’animo umano, il senso di colpa che affligge il suo protagonista negli ultimi giorni della sua vita.
Emmett Conn, è il nome americano, di un armeno novantaduenne che per gran parte della sua vita ha cercato di integrarsi nella sua nuova Patria, iscrivendosi anche al circolo Rotary di Watesboro, la sua nuova casa, impedendo alle sue due figlie di conoscere la lingua del loro padre e dei loro avi, cercando, insomma, di dimenticare le sue origini.
Così, da semplice idraulico la generosa America gli permette di diventare imprenditore nel campo dell’edilizia, di far vivere la sua famiglia nell’agio e a lui di allontanarsi sempre più dal suo passato.
Nell’aprile del 1990, però, i fantasmi della sua vita turca ritornano, diventano visione oniriche, allucinazioni statunitensi.
Emmett Conn torna a essere il paziente non identificato A-17, la cui memoria è stata danneggiata da una ferita di guerra, non più, quindi, in cura dal rassicurante dott. Wan, ma nell’inospitale nosocomio militare.
Il racconto si alterna tra il 1990 e la Prima Guerra Mondiale, il titolo originale The Gendarme si riferisce proprio agli anni in cui combatteva come soldato dell’esercito ottomano, coprotagonista del genocidio armeno.
I suoi prigionieri, i tanti morti incontrati, con prepotenza si insidiano nei suoi sogni. Emmett vorrebbe chiedere perdono , specialmente, alla bella ragazza i cui occhi di colore differente l’avevano fatto innamorare, il senso di colpa è per lui il peso più grande, più della malattia che lo ha colpito.
Ormai vedovo, non teme la morte, che, anzi, lo ricongiungerebbe all’amata e fedele moglie Carol, ma non vorrebbe morire prima di aver chiesto scusa.
L’americano signor Conn non è riuscito a estromettere da sè la sua Storia e, orami, è tardi per poterne cambiare il finale.
Mark T. Mustian, La memoria del vento, 2011, Piemme, pp.336, € 17,50.