La notte di Natale del 1996, al largo delle cose siciliane, affondò un battello carico di migranti provenienti dall’India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka. Le vittime furono 283: il più grande naufragio avvenuto nel Mediterraneo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Renato Sarti e Bebo Storti salgono sul palcoscenico per ricordare una tragedia volutamente trascurata da media e autorità, mettendo al corrente il pubblico degli avvenimenti e cercando così di riconsegnare alla storia questo episodio senza menzogne né omertà.
Uno spettacolo interattivo che coinvolge costantemente il pubblico è la forma teatrale scelta da Renato Sarti per “La nave fantasma”. Tra il pubblico vengono scelti una donna e un uomo per rappresentare lei Portofino, lui Portopalo. A Portofino annegò la contessa Vacca Agusta e per giorni furono impiegate decine di uomini, con decine di mezzi per ritrovarne il corpo. Un corpo contro 283 che, nello stesso 1996, annegarono al largo della Sicilia, nei pressi di Portopalo. Centinaia di migranti che provenivano dall’Asia su una delle solite “carrette del mare”. Centinaia di corpi che oggi, dopo 10 anni, giacciono ancora in fondo al mare assieme al relitto della loro nave-trappola, senza che nessuno abbia fatto nulla per recuperarli. Senza corpo non ci può essere funerale: da 10 anni le famiglie di questi naufraghi disgraziati aspettano invano di poter rendere l’estremo saluto a figli, fratelli, padri, madri e sorelle.
Un “cabaret tragico”, come definito dagli stessi autori, è il mezzo con cui Sarti e Storti decidono di dare risalto ad una tragedia di cui forse non tutti erano a conoscenza, proprio perché molto poco se n’è parlato finora. La signora del pubblico che rappresenta Portofino viene infatti fatta sedere e sommersa da videocassette, giornali, simboli di tutto ciò che venne impiegato per cercare la sfortunata contessa. E una sola molletta da bucato, a rappresentare una sola persona. Al signore in rappresentanza di Portopalo invece vengono consegnate tante mollette, 283, e solo un paio di giornali, niente di più.
Uno spettacolo a metà tra il cabaret e il reportage, che si divide tra gags e una documentazione vera e reale di quanto accadde quella notte. Lo spettatore ride nel veder satireggiati i nostri politici, da Romano Prodi al leghista Mario Borghezio, ma subito dopo è costretto a riflettere sui problemi connessi al tema dell’immigrazione messi in luce, la disperazione dei migranti, la ferocia dei trafficanti di esseri umani, l’indifferenza della società. Molte di quelle persone erano giovanissime, laureate, qualcuno stava persino cercando di rientrare in Italia dove lavorava da anni regolarmente dopo essere stato in patria a trovare la madre malata. E un senso di vergogna lo invade, vergogna per l’abbandono e l’indifferenza con cui sono stati trattati tutti quegli esseri umani. Ce lo ricordano due attori vestiti da pescatori, simulando alla fine, sempre con la collaborazione del pubblico, la tempesta che causò quella notte, paradossalmente la notte di Natale, il naufragio del battello F-174: dimenticare dei morti significa ucciderli una seconda volta.
“La nave fantasma”
di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti
Regia di Renato Sarti
Con Bebo Storti, Renato Sarti
Disegni di Manuele Luzzati
Musiche di Carlo Boccadoro