“La nave per kobe. Diari giapponesi di mia madre” di Dacia Maraini

La grande scrittrice Dacia Maraini si racconta

Un libro che nasce dai ricordi sepolti in un diario, un viaggio in una terra lontana che diviene viaggio della memoria. I grandi temi della letteratura introspettiva rivivono in quest’opera nella quale la famosa autrice ci racconta la sua infanzia in Giappone, ripercorrendo la storia della sua famiglia.

utto parte dal diario della madre Topazia, donna intraprendente e innamorata, che annota le sue impressioni sul lungo viaggio in nave verso Kobe svolto assieme al marito Fosco e alla piccola Dacia. Siamo il 31 ottobre 1938 e i lo spettro della II guerra mondiale aleggia già all’orizzonte. I due coniugi fuggono da un mondo che non approvano, da una realtà che minaccia di sopraffarli e che alla fine riuscirà a raggiungerli anche nella remota isola di Sapporo, la loro mèta.

Dacia rilegge le stringate notazioni della madre e per ognuna di loro rievoca un ricordo, un episodio, un personaggio che ci presenta con ritratti molto vividi e precisi, come se ogni cosa fosse ben incisa nella memoria di quella curiosa e sorridente ragazzina bionda. Sfilano davanti ai nostri occhi il padre “bellissimo”, sempre pronto all’avventura con la sua “festosa, incosciente spavalderia di stare al mondo” ; la malinconica sorellina Yuki; l’allegra sorella Toni-Akiko; i nonni materni e paterni ecc. Non mancano neppure i personaggi noti che hanno attraversato la vita dell’autrice (La Callas, Pier Paolo Pasolini, Adriana Pincherle), nonchè citazioni da autori di ogni genere (Flaubert, Montale, Pirandello, Natalia Ginzburg, ecc), mentre la voce della protagonista ormai adulta riallaccia le storie e aggiunge considerazioni personali. La narrazione, così, si amplia fino ad arrivare ai tempi odierni, mentre le figure evocate acquistano spessore e sfaccettature che riflettono la complessità del reale.

L’atmosferaè tratteggiata con molta attenzione e resa attraverso tutte le suggestioni di Dacia bambina: “Il primo sapore che ho conosciuto, e di cui conservo la memoria, è il sapore del viaggio. Un gusto di bagagli appena aperti: la naftalina, lucido da scarpe, e quel profumo che impregnava i vestiti di mia madre in cui affondavo la faccia con delizia”. A rendere più vive le immagini e più palpabile l’atmosfera intervegono anche le stesse pagine del diario materno, strategicamente allegate a fine libro in riproduzione a colori. In esse si può ammirare la fine e veloce scrittura della madre, l’accurata mappa del viaggio con le varie tappe segnate, le foto scattate nei momenti di vita quotidiana in Giappone.

Un libro che non è, quindi, solo il racconto di un’esistenza -come tutti i diari- ma anche il resoconto di un contatto tra due mondi complementari -l’Occidente e l’Oriente- che ci restituisce un Giappone “domestico” e tradizionale (la festa del Cherry Blossom, i riti di battesimo Ainu, la cerimonia del thè ecc) visto dagli occhi di una bambina.

Rizzoli 2001, 260 pag, 15,49 euro