La responsabilità e il privilegio di svolgere il mestiere di cineasta, ovvero Gianni Amelio

Il regista inaugura a Matera il Festival internazionale dei Circoli del cinema

MATERA – La responsabilità e il privilegio di svolgere il mestiere di cineasta, ovvero Gianni Amelio. Il pluripremiato regista calabrese (nato a San Pietro Magisano, un paesino sulla Sila, il 20 gennaio 1945) ha inaugurato ieri a Matera il Festival internazionale dei Circoli del cinema. La rassegna, giunta alla IX edizione, si propone di essere centro catalizzatore e d’incontro-scambio fra tutti coloro che nei rispettivi Paesi sono i protagonisti della vivacità culturale ed economica nel campo cinematografico. Per una settimana, da ieri e fino al 16 giugno, nella città dei Sassi avranno modo d’incontrarsi e di raffrontarsi con il pubblico registi provenienti da tutta tutta Europa e anche dall’Asia e dall’America. Ospite d’onore per il 2007 è Gianni Amelio. Autore di pellicole quali Le chiavi di casa, Così ridevano, Il ladro di bambini, Lamerica e Porte aperte, Amelio ha raccontato il suo rapporto con la Settima arte e con la città dei Sassi in cui nel 1973 ha girato La città del sole.

“Matera – ha affermato Amelio – è una delle cinque o sei città che amo di più in tutta Italia. Ci torno sempre volentieri per cercare quegli attori “naturali” protagonisti dei miei film. Della città dei Sassi amo certe stradine rimaste integre nonostante il passare del tempo, oltre naturalmente agli antichi rioni in tufo: i Sassi”.
“Noi registi – ha proseguito parlando del suo mestiere – abbiamo una grande responsabilità. La telecamera può essere un’arma pericolosa. E’ uno strumento che può mistificare la realtà, pertanto va utilizzata con uno sguardo moralmente giusto”.
Uno “sguardo” che il regista spesso affida ai bambini.
“I ragazzi sono la spina nel fianco degli adulti – ha affermato Amelio – sono loro che richiamano a quel senso di dignità che ricerco in tutte le mie opere. Il giovane protagonista de Le chiavi di casa, benchè sembri il soggetto debole, è lui che insegna al padre a essere genitore. In una scena è Andrea (il ragazzo disabile) che mantiene e sorregge Kim (Rossi Struart, protagonista maschile del film) per le braccia. Ai ragazzi e bambini affido la comunicazione, il messaggio, del film. Ho il privilegio di svolgere un mestiere bello ma che non può prescindere da un contenuto”.

Quanto al pubblico Amelio ammette di concedere “il giusto” allo spettatore.
“Il pubblico è fondamentale, lo ritengo co-autore del film. Una pellicola cambia a contatto con le platee. Personalmente provo una gioia fisica a dividere la sala con tanti spettatori, mentre vedere un film con poco pubblico è cosa ben diversa. Certo la televisione e Internet hanno cambiato il cinema e, soprattutto, il rapporto con gli spettatori. Negli anni ’60 il Cinema era al centro dell’immaginario collettivo. Le sale erano aperte anche di mattina e c’erano proiezioni dedicate agli universitari. Quando ero studente (alla facoltà di Filosofia a Messina), ho trascorso tanto tempo nei cinema. Oggi, invece, le sale stentano a riempirsi”.
La poca presenza del pubblico, a giudizio del regista, non è legata alla qualità dei prodotti proposti.
“Ci sono tanti giovani registi capaci di osare e bravi. Apprezzo molto Saverio Costanzo, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone e Gianni Zanasi, l’autore di Nella mischia”.
Alla domanda quale dei film realizzati da questi giovani registi avrebbe voluto girare, Gianni Amelio risponde: “Chiediamo a loro quale mio film avrebbero voluto aver fatto”.