La scomparsa di Theo Angelopoulos

Omaggio al grande regista greco

E’ morto sul set, investito da un motociclista (un ex poliziotto). Così è morto Theo Angelopoulos, uno degli ultimi grandi del cinema di un tempo. Aveva 76 anni. Era al Pireo e stava girando l’ultimo suo film, quello sulla crisi economica della Grecia. Voleva fare un film dal di dentro, usando le tematiche che gli erano più famigliari, impiegando la macchina da presa per descrivere da vicino gli stati d’animo e le emozioni, quasi sempre forti, dei protagonisti delle sue storie, molte delle quali scritte assieme all’amico Tonino Guerra, con il quale aveva stabilito un sodalizio cinematografico, inferiore solo a quello che lo stesso Guerra aveva con Fellini.

La Grecia, adesso, è ancora più povera e non avrà più gli occhi del suo vecchio e saggio Theo, forse l’ultimo grande regista di una generazione che ha sfornato registi, (De, Sica, Fellini, Visconti, Carnè, Bunuel, Dreyer, ecc) considerati fra i più importanti della storia del cinema europeo. Morto mentre lavorava, così com’era morto G. Maria Volontè, uno degli attori da lui preferiti assieme a Mastroianni e Antonutti. Instancabile nel lavoro, amava raccontare le storie a modo suo, con quei ritmi lenti, propri di un contastorie di altri tempi. Chi non ricorda l’inizio di un suo capolavoro “La sorgente del fiume” (2004) dove un gruppo di sfollati, valigie in mano, procedeva passo dopo passo fino ai limiti di un’improbabile frontiera?

Aveva una sensibilità particolare nel descrivere la Grecia, lontanissimo dagli stereotipi turistico – commerciale propri di certa cinematografia contemporanea. Dai suo film emergeva la scorza dura di un popolo, dove la sofferenza ha ancora un valore simbolico, così come il coraggio e l’orgoglio sono l’altra faccia della stessa medaglia. Stava girando “Altro mare” con Tony Servillo. “Sarà un film sul destino degli uomini, sui loro sogni” aveva detto in un’intervista poco tempo prima.