“La selva oscura” in libreria per Rizzoli: l’intervista all’autore

Dante alla portata di tutti

L’Inferno dantesco, coi suoi enigmi e le sue grandezze, raccontato per la prima volta come un romanzo contemporaneo.
L’intervista a Francesco Fioretti, autore de “La selva oscura” appena uscito per Rizzoli.

Un’ambiziosa operazione letteraria per riavvicinare il Capolavoro al grande pubblico, sulle orme di Valerio Massimo Manfredi e della sua “Odissea”. Un autore tormentato dai versi di Dante, il cui segreto insegue da tutta la vita. Un amore che diventa ossessione, e lo spinge ad attraversare l’Europa sulle tracce del Poeta. In un remoto borgo dell’Alta Baviera, dopo anni di studi e riletture febbrili, sente il bisogno di raccontare: scrive dei thriller, scopre il successo e il grande pubblico. Ma l’ossessione continua. E lui decide di alzare la posta, lanciandosi nella sfida più difficile che un autore possa affrontare: riscrivere il più grande capolavoro della nostra letteratura, presentandolo ai lettori come un romanzo contemporaneo.
Con i suoi thriller danteschi, nutriti di studi raffinati, Fioretti ha venduto oltre 500.000 copie: noi l’abbiamo intervistato per carpire qualche segreto del suo successo.

NSC: Ci spieghi con le sue parole “La selva oscura”. La riscrittura romanzesca del più grande capolavoro della letteratura italiana di tutti i tempi è in fondo un’idea semplice: possibile che non sia venuta mai a nessuno prima di lei?

“Una riscrittura in prosa moderna della Commedia di Dante non è una novità assoluta. Vari tentativi sono stati realizzati prima del mio. La novità in questo caso è semmai il romanzo della Commedia, la riscrittura in prosa narrativa che aspiri a pieno titolo allo statuto del “romanzo” contemporaneo, tra formazione e fantasy.
Gli arrangiamenti prosastici del poema dantesco tendono solitamente alla semplificazione divulgativa o alla parafrasi ad uso degli studenti più o meno giovani: esperimenti che ho seguito a volte con interesse, ma che si sono spesso, per me, rivelati deludenti, perché in essi, a forza di semplificare, il più delle volte Dante finisce per perdersi, e con lui il “sapore” denso e inconfondibile del suo poema”.

NSC: Lei invece cosa si proponeva di ottenere col suo tentativo?

“Io ho voluto provare a scrivere qualcosa che fosse al tempo stesso la Divina Commedia e un romanzo in piena regola. Una narrazione che contenesse realmente, anche dal punto di vista linguistico, tutto lo stile sanguigno del poeta fiorentino (senza cedere mai alla tentazione di addomesticarlo all’uso moderno, diluendone l’ardita trama retorica, per esempio eliminando qualche similitudine troppo complessa), ma che insieme fosse anche un romanzo fruibile dal lettore medio di oggi. Che fosse un esperimento realizzabile ero certo da molto tempo, che la Commedia possa leggersi in questo modo lo diceva già Edoardo Sanguineti in un saggio di molti anni fa: che fosse facile da mettere in atto, di questo non mi sono mai illuso”.

NSC: E che strada ha battuto per realizzarlo?

“Come diceva Vittorio Sermonti, Dante è un poeta popolare, ma non di massa. In quanto popolare, è alla portata di tutti, ma ciascuno, nel leggerlo, resta un individuo, un’entità irripetibile, che non si annulla nell’anonimato della moltitudine. Insomma, il miracolo della sua scrittura (come di quella di pochissimi altri) è che per raggiungere tutti non sceglie la via facile della superficialità. Ci obbliga anzi a una dimensione “atletica” della lettura, che tuttavia, impegnandoci, ci gratifica con le molte conquiste che compiamo ad ogni pagina.
Per questo, già a scuola, lo si ama o lo si odia, ma raramente ci resta indifferente. Il mio lavoro è stato triplice: prima di tutto c’è la traduzione in italiano moderno (la parafrasi, se preferisce) del testo di Dante nella sua interezza; poi c’è la trasformazione dell’io narrante del poema originario in un narratore odierno alla terza persona, che può permettersi di aggiungere e all’occorrenza, ma con sobrietà, di spiegare; infine l’interpretazione e l’ampliamento di zone narrative che il romanzo dei nostri tempi tende a dilatare rispetto all’asciutta sobrietà delle terzine dantesche”.

NSC: Chi immagina come pubblico ideale del suo libro?

“Tutti, appunto. Ovvero tutti i potenziali lettori della Commedia, che in Italia, ma anche all’estero, sarebbero tantissimi, più di quanto non si creda. Ma per uno straniero, paradossalmente, è più facile che per un italiano leggersi il poema nella sua interezza, dal primo all’ultimo canto, come un romanzo moderno: basta farlo con una traduzione in prosa nella lingua corrente. Gli italiani devono affrontare la fatica supplementare della lingua antica, che spesso somiglia ancora più al latino che all’italiano di oggi. Una fatica che rende il compito proibitivo per la stragrande maggioranza dei nostri connazionali.
Così noi leggiamo il massimo capolavoro della nostra letteratura per canti scelti. Volevo dare a tutti, nel nostro paese, l’opportunità unica di leggere tutto il poema di Dante, dalla prima all’ultima pagina, di leggerlo velocemente come si legge un romanzo, ma con la consapevolezza che ci si sta leggendo davvero il testo di Dante, a cui, a parte il ritmo delle terzine, non è stato tolto nulla (semmai qualcosa si è aggiunto, e il testo di partenza in ogni caso è sempre lì per andare a verificare)”.

Info:
www.walkaboutliteraryagency.com