Alla sua 21° edizione, il Concertone di Roma non poteva mancare nell’anniversario dell’Unità d’Italia. Durante la manifestazione non si percepiva solo un concerto né solo la festa dei lavoratori, ma la celebrazione di ”essere italiano”, in qualche modo togliendo dalle ragnatele un concetto messo in disparte da troppo tempo.
Da questo punto di vista la manifestazione è stata molto interessante e più produttiva di una puntata condotta dalla coppia Vespa&Baudo, senza gelide frasi di convenienza, ma incanalata nella realtà più profonda e vera. E diversa da ogni esibizione superficiale è stata quella di Ennio Morricone che con il suo inconfondibile stile e la sua sensibilità musicale ha regalato al pubblico più giovane Elegia per Italia, fondendo i due “master” dell’unità nazionale: l’Inno di Mameli e Va’ Pensiero, restando in perfetta sintonia con lo spirito di una giornata orgogliosamente tricolore.
Sotto il profilo musicale il pomeriggio non ha regalato grandi emozioni. La colpa va ad alcune esibizioni proposte troppe volte sul palco di Roma, come 1 10 100 passi dei Modena City Ramblers. Quest’anno predominano gli artisti “anziani”, se non fosse per la frizzante Erica Mou e per le due band portate sul palco da Paolo Belli sempre in grande forma. Tutti, comunque, hanno dato il meglio di sé, a partire dal sempreverde Eugenio Finardi, Luca Barbarossa compagno di teatro del conduttore Neri Marcorè, i Modena City Ramblers, Giuliano Palma & Bluebeaters accompagnati dalla “regina del soul” Nina Zilli, Edoardo Bennato (splendida Rinnegato) e gli immancabili Bandabardò veterani del Primo Maggio. Ma l’impatto generale del pomeriggio musicale resta quello di un occasione non sfruttata completamente, mettendo in mostra la musica italiana come una realtà provinciale, ristretta e ripetitiva. E soprattutto retorica.
La serata ha offerto il meglio del programma. Partono i vorticosi Subsonica, Daniele Silvestri, il già citato Ennio Morricone e la bellissima interpretazione di Va’ Pensiero di Gino Paoli; all’arrivo di Caparezza, paladino del Primo Maggio, s’intuisce che lo spettacolo sarà sublime. Peccato che non ci sia stato il tempo per un bis. Il duetto Dalla–De Gregori, che in molti aspettavano, non ha lasciato nessuno deluso. Infatti i due “vecchi leoni” hanno dato il meglio di loro stessi ricambiando il grande calore del pubblico.
Pubblico che ha ascoltato con grande passione artisti nuovi e vecchi, musica classica e rock, tradizioni popolari e suoni elettronici. Pubblico che al concerto del Primo maggio diventa da protagonista, rendendolo un evento straordinario, e che accetta con grande curiosità proposte non abituali in certe manifestazioni (Roma Sinfonietta). Per tutta la durata del concerto due canzoni hanno fatto da fil rouge: la prima, non è una novità, Bella Ciao cantata più volte dal palco e dalla Piazza stessa. L’altra, l’Inno di Mameli, paradossalmente una novità in Piazza San Giovanni. Eseguita prima in chiave rock da Eugenio Finardi con chitarre elettriche in primo piano; successivamente, da parte di Ennio Morricone in maniera più soave e sentimentale e, in ultima, la versione più classica, cantata in coro da tutti sul palco, in piazza e forse anche nelle case. L’inno, che fino a pochi anni fa era bistrattato e stornellato solo prima della Nazionale, viene ripulito dalla retorica e torna ad essere canzone del popolo, diventando a sorpresa colonna sonora del Primo Maggio 2011.