Venerdì 4
La terra vista dalla luna: ricordando Sergio Citti
Muratore. Ragazzo di vita. Consulente linguistico per Pier Paolo Pasolini sia per i romanzi che per i primi lavori cinematografici (le sceneggiature di Le notti di Cabiria e La dolce vita). Dopo Accattone, Citti diventa il principale e costante referente di Pasolini, collaborando attivamente alla regia e alla sceneggiatura, fino a quando non decide di mettersi di persona dietro la macchina da presa. Le sue sono “storie scellerate” raccontate al cinema da chi ama contemplare la vita anche senza riprenderla, e dove l’amata Ostia appare ora territorio di amore e morte tra due fratelli (Ostia), ora la cabina di una spiaggia libera invasa da varia umanità in una domenica d’agosto (Casotto). Per l’ex “pittoretto della Maranella” il tormento non è mai dell’anima, ma dello stomaco (Il Minestrone). Il miracolo, forse, risiede nell’ingenuità del credere senza sperare come ne I magi randagi; o nel non aspettarsi nulla da un mondo sempre più assurdo come in Due pezzi di pane dove ai poveri è stata rubata perfino la felicità. Augurando a Sergio Citti un aldilà come nel suo Mortacci, con i morti paradossalmente più simpatici dei vivi, lasciamo al regista il commento di alcuni dei suoi film. (Le parole del regista sono tratte dal volume curato da Sergio Toffetti La terra vista dalla luna. Il cinema di Sergio Citti, Lindau, Torino, 1993).
ore 19.00
Ostia (1970)
Regia: Sergio Citti; soggetto e sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti; interpreti: Laurent Terzieff, Franco Citti, Anita Sanders, Ninetto Davoli, Lamberto Maggiorani, Celestino Compagnoni; produzione: Mancori-Chretien; durata: 105′
“L’idea mi è venuta una sera che ho visto due fratelli che mangiavano una pizza con una mignotta. Due ladruncoli, robetta, che conoscevo di vista. E mi dicevo: vanno a rubare insieme, e poi che altro fanno insieme? Lei con chi sta dei due? Su questa base ho inserito altre storie, che mi erano davvero capitate. Per la sceneggiatura ho preso quindici milioni e la regia l’ho fatta senza sapere bene cosa mi stava capitando.”
ore 21.00
Storie scellerate (1974)
Regia: Sergio Citti; soggetto e sceneggiatura: Vincenzo Cerami, Sergio Citti; interpreti: Franco Citti, Ninetto Davoli, Nicoletta Macchiavelli, Silvano Gatti, Enzo Petriglia, Sebastiano Soldati; produzione: Pea, Les Productions Artistes Associés (Parigi); durata: 105′
“Il film dove ho cercato più consapevolmente di ispirarmi alla tradizione popolare e orale è Storie scellerate. Quando Grimaldi mi propose di girare una specie di Decamerone n. 2, su consiglio di Pier Paolo mi sono messo a leggere il Bandello e altri novellieri. Altre storie, come quella dei pecorai, erano storie da osteria, me l’aveva raccontata mio padre. Il film, in realtà, è tutta una riflessione sulla morte, come la intendo io, non una cosa brutta, negativa, ma una cosa normale, allegra, «viva», perché parte della vita.”
sabato 5 ore 19.00
Casotto (1977)
Regia: Sergio Citti; soggetto e sceneggiatura: Vincenzo Cerami, Sergio Citti; interpreti: Ugo Tognazzi, Mariangela Melato, Michele Placido, Jodie Foster, Luigi Proietti, Flora Mastroianni, Paolo Stoppa; produzione: Parva Cinematografica; durata: 105′
“Casotto nasce quasi come un discorso sul cinema e la vita quotidiana. Una sera a casa ho visto un film ambientato su una spiaggia di Ostia, Una domenica d’agosto (…). Davanti allo schermo c’erano l’attore, l’attrice, con le sue belle cosce di fuori, ma io vedevo varie comparse che entravano e uscivano in una specie di cabina e mi incuriosiva sapere cosa capitava a quelle comparse. (…) I protagonisti, in un film, sono obbligati a fare certe cose, spesso invece le comparse si muovono più onestamente, fanno di più quello che gli passa per la testa. Così sono i personaggi del film, gente qualunque, senza progetti, che si incrociano per un momento senza conoscersi.”
ore 21.00
Due pezzi di pane (1979)
Regia: Sergio Citti; soggetto e sceneggiatura: Sergio Citti; collaborazione alla sceneggiatura: Giulio Paradisi; interpreti: Vittorio Gassman, Philippe Noiret, Luigi Proietti, Paolo Volponi, Anna Melato, Luigi Pezzotti; produzione: Parva Cinematografica; durata: 109′
“Il film è la storia di un’amicizia, ma è anche la fine di un mondo. Piripicchio, il figlio di Pippo e Peppe, è la fine della famiglia, non ha conosciuto la madre, non si sa chi è davvero il padre, ha due figli più terribili di lui, una moglie sessantottina, l’unica cosa vecchia era una gallina. E i due amici, alla fine, si rifiutano di vedere, si ritrovano in un mondo dove bisogna aspettare tempi migliori, seduti sulla panchina ad aspettare: «Ieri è già passato, e oggi non c’è mai stato». Infatti, io credo che non si aspetta il futuro, ma si aspetta il presente. Dell’oggi non se ne accorge nessuno.”
domenica 6
ore 17.00
Il minestrone (1981)
Regia: Sergio Citti; soggetto e sceneggiatura: Sergio Citti, Vincenzo Cerami; interpreti: Roberto Benigni, Franco Citti, Ninetto Davoli, Giorgio Gaber, Francesca Rinaldi, Giulio Farnese, Daria Nicolodi; produzione: RAI Uno, Medusa; durata: 104′
“Il Minestrone è il viaggio dell’oggi e della vita. (…). Queste persone vive che hanno l’illusione di andare verso un domani migliore, finché arrivano alla fine della speranza (non ho mai capito perché bisogna avere speranza) e incontrano un altro gruppo che torna indietro facendogli segno che non c’è niente da fare. A questo punto quando chiedono: ma dove ci hai portato, avrei potuto essere disonesto dicendo: in Paradiso, invece rispondo: ma che ne so. (…) Io non credo all’anima, credo alla fame. È la fame che ti fa muovere, mentre riempirsi la pancia dà sonnolenza. È la fame che ti fa porre delle domande, come quando Benigni e mio fratello Franco si chiedono perché piove, e Benigni spiega che se piove cresce l’erba e la mangiano gli animali. E Franco risponde: «Ma non era più giusto che piovessero prosciutti!»”
ore 19.00
Mortacci (1989)
Regia: Sergio Citti; soggetto: Sergio Citti; sceneggiatura: Vincenzo Cerami, David Greco, Ottavio Jemma, Sergio Citti; interpreti: Carol Alt, Malcom McDowell, Vittorio Gassman, Sergio Rubini, Galeazzo Benti, Gemelli Ruggeri, Alvaro Vitali, Mariangela Melato, Aldo Giuffré; produzione: Unione Cinematografica; durata: 102′
“Io direi quasi che è un carosello pubblicitario a favore della morte, dove voglio dire che i morti sono più simpatici, più allegri, e più vivi dei vivi e penso che uno, dopo aver visto questo film, gli venga voglia di morire, non ha più paura della morte. È una storia di morti che si raccontano le proprie esperienze e si domandano se sono vivi o se sono morti. Si passa da un morto a un altro morto; la vita è mai esistita? Non si sa, mori solo nel momento che sei dimenticato.»”
ore 21.00
I magi randagi (1996)
Regia: Sergio Citti; soggetto e sceneggiatura: Sergio Citti; collaborazione alla sceneggiatura: David Grieco, Michele Salimbeni; interpreti: Silvio Orlando, Patrick Bauchau, Rolf Zacher, Nanni Tamma, Gastone Moschin, Roberto Simmi; produzione: I.P.S. (Ideazione Produzione Servizi), Istituto Luce, Journal Film (Berlino), Films sans frontieres (Parigi); durata 130′
“I Re Magi sono tre ingenui che attraversano il mondo e incontrano gente come loro, incontrano solo cose ingenue, perché la verità è che la gente disgraziatamente ha bisogno di credere, anche a quello che non c’è, proprio come faccio anch’io. (…) Sento che questo è un momento in cui la gente ha bisogno di credere, prima non si credeva, ma adesso si ha bisogno di credere. Non di avere speranza, proprio di credere. Pier Paolo diceva che non c’è mai disperazione senza un filo di speranza, ma a Roma si dice «chi vive di speranza, disperato more.»”