In questo divertente racconto corale del premio Nobel per la Letteratura 2010, Mario Vargas Llosa, ambientato nella Lima (Perù) degli anni ’50, brillano tutti i colori, la fantasia e il pathos del mondo sudamericano. Mario Varguitas, giovanissimo aspirante scrittore che lavora, come apprendista giornalista, a Radio Panamericana, si innamora e sposa clandestinamente, tra mille peripezie, una zia divorziata e di parecchi anni più anziana di lui, suscitando lo scandalo della famiglia e della borghesia cittadina.
Con la vicenda centrale si intrecciano però una serie di romanzi radiofonici, i cui personaggi entrano ed escono dalla trama del tessuto narrativo, confondendosi tra loro e con la storia di Mario e zia Julia. Non solo, l’autore di questi radioromanzi, il boliviano Pedro Camacho, per lo stress di anni di produzione “industriale” di drammoni e soap opere, perde a mano a mano il filo delle storie e i personaggi, moribondi nella serie delle 12.00, ricompaiono tranquillamente a passeggio nella serie delle 18.00. La confusione che alla fine si propaga nelle radionovelas, spiazzando gli ascoltatori, è tale che il povero scribacchino si trova costretto ad inscenare catastrofi, terremoti e naufragi per azzerare le insostenibili situazioni.
Un romanzo rocambolesco e divertente, che racconta gli anni giovanili di Vargas Llosa, quando muoveva i primi passi in radio, aspirando a un futuro da scrittore e quando realmente conobbe e sposò in prime nozze una zia non consanguinea. Il carattere autobiografico del racconto non viene del resto nascosto, ma anzi subito dichiarato con il nome del protagonista: Marito Varguitas.
La genesi del romanzo invece è avvenuta al contrario: lo scrittore peruviano raccontò prima le vicende dello “scribacchino” boliviano, Pedro Camacho, personaggio realmente conosciuto negli anni di radio Panamericana, alias Raúl Salmón, autore radiofonico che scriveva con successo radio romanzi, ma nella cui mente ad un certo punto cominciarono effettivamente a confondersi le storie, tanto che dovette lasciare il lavoro. In un secondo momento però, poiché la trama sembrava a troppo irreale, Vargas Llosa decise, per fedeltà al registro realistico che ne contraddistingue lo stile, di inserire il racconto autobiografico del suo primo matrimonio con la zia, una storia truculenta e scandalosa che ben s’accordava con il testo, in quanto sembrava anch’essa un romanzo radiofonico.
Guardando oltre alla leggerezza divertente della storia e delle straordinarie vignette, descrizioni e caricature, non può sfuggire il carattere sperimentale di questo testo che è una vera e propria storia sul mondo del teatro radiofonico, così in voga prima della televisione da inchiodare le masse all’apparecchio. Lo stile utilizzato per descrivere questo mondo è infatti a sua volta teatrale e utilizza i clichés e gli stereotipi del linguaggio di questo genere.
Aneddoto curioso: quando il libro venne pubblicato suscitò le ire di Raúl Salmón e della zia Julia, a cui il volumetto è dedicato e da cui l’autore era divorziato ormai da anni. Salmón infatti non solo era vivo e vegeto, ma era anche diventato il sindaco di La Paz. La zia Julia invece non perdonò mai a Vargas Llosa di averle aumentato l’età di un anno!
Mario Vargas Llosa, La zia Julia e lo scribacchino, Einaudi 2006, pp. 350, € 12,50.