Concorso
Due uomini e una donna di mezza età sembrano vivere la propria esistenza separata e tranquilla nel sud della Francia. Nulla sembra unirli, né tanto meno minacciarli, quando all’improvviso il figlio di Muriel viene rapito. La donna, disperata, chiede aiuto a quelli che si svelano essere due vecchi “compari” per risolvere la propria drammatica situazione.
Robert Guédiguian viene a volte ridimensionato ad una sorta di versione francese, anzi specificamente marsigliese, di Ken Loach; per tematiche e provocazioni sociali più che per stile, ovviamente, ché i suoi dialoghi non sono taglienti come quelli dell’autore di My Name is Joe, né egli può fare affidamento sulle compatte sceneggiature di un Paul Laverty. Ciò nonostante egli ci ha stupito con l’autunnale, ma non per questo meno combattivo ed engagé, Le passeggiate al campo di Marte, l’originale bio-pic sugli ultimi anni di Mitterand, anch’esso presentato in concorso qui a Berlino nel 2005, dimostrando di non essere schiavo dell’ambientazione metropolitana e sofferente della sua amata città natale.
Con questo suo ultimo Lady Jane (titolo ispirato ad uno dei primi classici dei Rolling Stones, uscito nel 1966, periodo di protesta e vita scatenata cui si riferiscono i flashback del film) egli cerca ancora una volta di non rimanere ingabbiato dai suoi propri clichè proletari, ma purtroppo rimane imprigionato da altri stereotipi, quelli del cinema di genere che qui ha voluto coscientemente affrontare, non senza coraggio, ma forse con ardimento da progetto “fuori tempo massimo”. La via che avrebbe voluto provare è quella del noir cinematografico degli anni Sessanta, il giallo francese secco e malinconico, che qui non risulta neanche troppo colorato dai temi e i motivi impegnati usualmente cari all’autore: come dire, sebbene ancora a Marsiglia, il nostro gioca fuori casa, e si vede…
Il film si apre con una sorta di esproprio proletario carnevalesco: tre tizi, di cui non riusciamo a definire età o sesso perché hanno addosso maschere da vecchi, distribuiscono in un caseggiato popolare il frutto del proprio bottino, pelliccie che altrimenti i poveri abitanti del quartiere non potrebbero mai permettersi. Ma questo rimane più o meno l’unico elemento di critica sociale “rivoluzionaria”, all’interno di una trama che ci presenta poi i tre delinquenti in età avanzata come ladri dall’assassinio facile e senza eccessivi scrupoli morali. Il film continua ad interessare solo per il suo primo quarto di durata, finché lo spettatore si fa un po’ pigramente trasportare dal mistero che aleggia attorno al passato del terzetto (Guédiguian predilige una struttura a flashback che però ben presto perde la sua efficacia e drammaticità narrativa). Quando scopriamo il busillis e il passato da malfattori dei protagonisti, la tensione si allenta e lo stile stranito e medio della recitazione e della regia non bastano a tenere viva l’attenzione per l’arzigogolarsi un po’ sornione della trama. Guédiguian forse dovrebbe tornare alla causticità delle sue osservazioni politico-sociali, e lasciare ad altri la via di un genere che necessita assolutamente di tutt’altra e più matura gestione della linea narrativa e della suspense. Un tentativo fallito purtroppo.
Un film di Robert Guédiguian
Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Pascale Roberts, Gérard Meylan, Jacques Boudet, Christine Brücher, Frederique Bonnal
Genere Drammatico
Colore 104 minuti
Produzione Francia 2007.