“Le Cirque Invisible” di Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierree ha incantato Bologna

Due serate emozionanti davanti a un pubblico gremito

Ha il sapore di epoche passate Le Cirque Invisibile di Victoria Chaplin e suo marito Jean-Baptiste Thierree: una comicità nostalgica che strizza l’occhio agli anni della guerra e a quelli successivi, quando Charles Spencer Chaplin si barcamenava tra i ruoli di regista, sceneggiatore, produttore, compositore, ma soprattutto comico e attore.
Il 7 e l’8 dicembre Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierree hanno dato vita al loro Cirque Invisible al Teatro Duse di Bologna

Una visione a 365 gradi che evidentemente deve essere passata, in un modo o nell’altro, a sua figlia Victoria, sesta figlia di una famiglia che l’ha partorita e cresciuta dietro le quinte dei teatri. E così da grande Victoria non poteva che fare l’attrice a sua volta, e la circense: soprattutto dopo aver incontrato Jean-Baptiste, attore e scrittore francese – ha lavorato con Fellini, tra gli altri – che nel 1971 ha fondato le Nouveau Cirque e poi, insieme alla moglie, il Circo immaginario in seguito divenuto Circo invisibile.

«Sono nato in tempi di utopia – ha raccontato Thierree in una delle sue uniche dichiarazioni pubbliche – e ho avuto un improvviso lampo di ispirazione: perché non provare il circo? Ne ero stato attratto fin da quando ero un bambino”.
Non tutto però si rivelò essere semplice e immediato: “In quel tempo il circo era un ambiente esclusivo. Per tessere la mia strada, ho lavorato su un silenzioso atto burlesque con inclinazioni surrealiste e ho proposto di eseguirlo nei cabaret. Ero felice, mi stavo avvicinando al mio nuovo sogno”.

Di questo sogno ben presto è entrata a far parte anche Victoria e poi, qualche anno dopo, due bambini bellissimi che oggi sono diventati… indovinate un po’? Attori, ovviamente! (Va detto che lui, James Thierree, è anche un uomo bellissimo che ha scelto di vivere a Parigi).

Al Teatro Duse di Bologna la coppia Thierree-Chaplin ha fatto tappa il 7 e 8 dicembre grazie alla collaborazione con l’EuropAuditorium: due serate in cui di posti liberi ne erano rimasti zero, mentre di entusiasmo ce n’era in abbondanza. Tra le file del pubblico le risate hanno fioccato ininterrottamente per due ore, alternate a qualche espressione di stupore, per lo più proveniente dai bambini presenti in sala.

È infatti del tutto particolare e coinvolgente il modo in cui Victoria dà forma ad animali e scenette surreali dagli spazi del palcoscenico, incastrando ombrelli cinesi, divincolandosi tra abiti e tessuti, arrampicandosi qua e là come un grillo. Piccolina, magra e agilissima, non dimostra per nulla i suoi sessant’anni: sta in equilibrio sopra una fune con una gamba sola, fa la contorsionista dentro scatole minute e gioca con la fantasia, la stessa che colpisce i bambini (ma anche gli adulti). Ma non mancano neppure gli animali veri (oche, conigli e colombe, tutti rigorosamente bianchi).

Dal canto suo Thierree punta più sulla magia e sui giochi di prestigio, anche se a dire il vero basterebbe solo la sua faccia e le espressioni che riesce a fare per far sorridere di gusto: “Lo spettacolo è in costante evoluzione. Aggiungiamo o rimuoviamo i trucchi a seconda del paese in cui ci esibiamo o a seconda del nostro stato d’animo. Il nostro lavoro è simile all’alchimia – stiamo cercando la pietra filosofale. Ma la nostra ricerca non si prende troppo sul serio: non dimentichiamo mai che si tratta di intrattenere e divertire la gente prima di tutto”.
A Bologna di certo ci sono riusciti.

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