Molto spesso le circostanze del nostro presente ci impediscono di dedicarci quanto vorremmo a quelle che sono le nostre più grandi passioni: il tempo non basta mai e voltandoci ci sembra di vedere la vita rimpicciolirsi ed allontanarsi come travolta dalla scia di un’elica.
I lettori appassionati, in particolare, sembrano soffrire maggiormente per il grande limite del tempo: dove e poter leggere in pace, quando poter immergersi in una nuova storia e conoscere nuovi personaggi? Dove trovare la concentrazione nel silenzio quando il rumore della vita ci corre intorno?
A queste domande sembra rispondere Le piccole virtù, il libro di Natalia Ginzburg (la celebre scrittrice di Lessico famigliare) che ho deciso di proporvi questa settimana. Moglie di Leone Ginzburg e amica di Cesare Pavese, il cui ritratto malinconico ma estremamente lucido è presente in queste pagine, l’autrice ha riportato in questa serie di racconti le proprie intime riflessioni, la propria intima storia, in contrasto con le grandi vicende storiche degli anni in cui visse (il regime fascista, l’opposizione degli intellettuali torinesi, l’incarceramento e la morte di Leone Ginzburg, la persecuzione degli ebrei).
Suddiviso in undici brevi capitoli, il libro consiste in una raccolta di memorie e riflessioni (a metà tra il saggio e il racconto) narrate in prima persona con uno stile scorrevole, apparentemente semplice ma denso di riferimenti ed estremamente musicale; in effetti, è proprio il ritmo delle frasi che si susseguono a trasmettere una serena consapevolezza e ad attrarre il lettore riga dopo riga, verso la scoperta di quelle che sono le “piccole virtù” (o verità).
Perciò, date le poche pagine (seppur dense di significato) e data l’assoluta leggerezza (da intendere in senso calviniano) che caratterizza questo capolavoro della letteratura italiana, sento di dover consigliare questo piccolo gioiello narrativo a tutti quei lettori (me compresa) che stanno imparando a gestire il tempo della lettura. Lo raccomando, ad esempio, all’aspirante bibliofilo che, pur stanco dopo una lunga giornata di lavoro, approfitta della pace serale per assaporare qualche pagina ed addormentarsi sereno; al lettore nei mezzi pubblici, a quello che in treno si rassegna a rileggere più e più volte per colpa di un vicino rumoroso oppure a colui che nel primo pomeriggio, prima di tornare a lavoro, dedica un paio d’ore del proprio tempo alla trama che tanto lo appassiona.
Vi raccomando di confrontarvi con questo piccolo scrigno di ricordi dell’autrice per alcuni semplici motivi: diversamente da quanto tenta di fare gran parte della letteratura contemporanea, ossia scrivere storie come fossero sceneggiature ricche di colpi di scena, preferendo dire poco e subito a discapito di un’architettura narrativa solida, coerente e densa, i racconti contenuti ne “Le piccole virtù” si propongono (credo inconsapevolmente) di insegnare il coraggio insito nella pazienza e nell’attesa, di far rinascere la riflessione su di sé e di riscoprire la propria individualità perduta tra la frenesia della vita quotidiana e la superficialità dei rapporti umani.
E’ proprio a quest’ultimo aspetto che la Ginzburg sembra richiamarsi più volte, facendo culminare la sua riflessione in un capitolo intitolato “I rapporti umani” (a mio parere il più vivo ed intenso del libro); si tratta di una lunga parabola della propria esperienza con gli Altri – famiglia, amici, amori -, terminata con la presa d’atto che, in qualunque fase e ruolo della nostra vita, ciò che noi poveri ed insignificanti umani desideriamo avere è soltanto “un poco di misericordia”. Un po’ di sincera empatia e vicinanza.
Spero che voi possiate trovarne anche assaporando lentamente queste splendide pagine di vita.
Natalia Ginzburg, Le piccole virtù, Einaudi, 2005, pp. 145, 10,50 euro.