Definito da Martin Scorsese “uno dei più grandi artisti del XX secolo, un
poeta del nostro mondo che cambia”, Michelangelo Antonioni (1912-2007) è uno dei padri della modernità cinematografica. La sua opera, che ha
oltrepassato i confini della settima arte, è stata profondamente ispirata
dalle arti figurative e ha esercitato a sua volta su di esse un notevole
ascendente, come sul cinema di ieri e di oggi.
A celebrare il maestro ferrarese è una grande mostra, a cura di Dominique
Païni – già direttore della Cinémathèque Française -, organizzata dalla
Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara-Museo Michelangelo Antonioni, in collaborazione con la Cineteca di Bologna. La rassegna ripercorre la parabola creativa di Antonioni
accostando i suoi lavori a opere di grandi artisti, come De Chirico, Morandi, Rothko, Pollock, Burri e Vedova, e offrendo un inedito e suggestivo dialogo tra film e pittura, letteratura e fotografia.
Al pari di Roberto Rossellini, Michelangelo Antonioni ha contribuito al
passaggio dalla vocazione realista del cinema italiano alla sua ambizione
di farsi pensiero, come testimoniano Cronaca di un amore, La signora
senza camelie e Il grido, contraddistinti da una scrittura cinematografica fatta di rotture, di misteri e di disgregazione. La celebre
trilogia in bianco e nero, costituita da L’avventura, La notte e
L’eclisse, la sperimentazione cromatico-narrativa de Il deserto rosso e i capolavori della maturità quali Blow-Up, Zabriskie Point, Professione: reporter, attestano come il regista italiano abbia saputo sondare l’animo umano con sguardo innovatore, radiografando le inquietudini del mondo contemporaneo senza mai abbandonare eleganza e seduzione.
Questa straordinaria carriera sarà raccontata a partire dal prezioso
patrimonio di opere, oggetti e documenti relativi alla vita e al lavoro del
regista di proprietà del Comune di Ferrara: i suoi film e documentari; le
sceneggiature originali e le fotografie di scena, tra le quali spiccano
quelle di Sergio Strizzi e Bruce Davidson; la biblioteca, la discoteca, gli
oggetti personali e professionali che parlano delle passioni di Antonioni;
l’epistolario, infine, intrattenuto con i maggiori protagonisti della vita
culturale del secolo scorso, da Roland Barthes a Federico Fellini, da
Andrei Tarkovsky a Giorgio Morandi. Queste testimonianze, appartenenti al fondo del Museo Antonioni, saranno accostate alle opere d’arte di grandi maestri del Novecento in un allestimento di grande fascino che metterà in scena un racconto per immagini, suoni e parole attorno ai temi e alle polarità che hanno segnato la poetica di Antonioni.
Il percorso espositivo, articolato in nove sezioni, vede avvicendarsi un
racconto cronologico e approfondimenti tematici su alcuni motivi chiave del
lavoro del regista: le leggendarie nebbie della pianura padana, che
ammantano gli anni della giovinezza di Antonioni e ritornano in molti dei
suoi film, sono contrapposte alla luce abbagliante dei deserti aridi e
polverosi delle pellicole della maturità; a loro volta, le visioni della
metropoli moderna, spesso ispirate alle atmosfere sospese della pittura
metafisica, si alternano alle lucide premonizioni del disastro ecologico e
della crisi finanziaria, sociale e ideologica che incombe sulla società dei
consumi. Nel contempo, la bellezza “notturna” della Bosè – celebrata da una videoinstallazione realizzata appositamente per la mostra dall’artista,
fotografo e regista francese Alain Fleischer – e la solarità della Vitti
delineano i due poli dell’immaginario femminile di Antonioni, mentre
l’indolenza dei personaggi maschili dei primi capolavori italiani è opposta
alla rappresentazione della vitalità ribelle delle giovani generazioni
della “Swinging London” o dell’America degli anni Settanta. Ad arricchire
infine l’allestimento è un’installazione, collocata nel giardino interno di
Palazzo dei Diamanti, ispirata ad una delle più celebri scene di Blow Up,
quella della partita di tennis.
Sullo sfondo, come un autentico filo rosso lungo tutto il percorso
espositivo, risalterà la costante attenzione del regista per il valore
estetico e formale dell’immagine, sia essa un dettaglio catturato dalla
realtà – dal documentario all’ingrandimento fotografico – o una
reinvenzione fantastica, come negli acquerelli delle Montagne incantate.
Ne emerge un ritratto artistico a tuttotondo che permette di documentare,
la vita di uno dei più grandi cineasti del Novecento, gettando uno sguardo
nuovo sul suo lavoro e offrendo una testimonianza viva della sua forza
creativa e dell’intramontabile attualità della sua poetica e della sua
opera.
Lo sguardo di MICHELANGELO. ANTONIONI e le arti
10 marzo – 9 giugno 2013
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
Mostra a cura di Dominique Païni, organizzata dalla Fondazione Ferrara
Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara-Museo
Michelangelo Antonioni, in collaborazione con la Cineteca di Bologna
Orari di apertura: lunedì 14.00-19.00, da martedì a domenica 10.00-19.00
Aperto anche Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno
Informazioni:
Ufficio Informazioni e Prenotazioni Mostre e Musei, tel. 0532 244949
diamanti@comune.fe.it; www.palazzodiamanti.it