L’anno narrativo si apre così veramente in bellezza, con un racconto fatto di luci e di ombre in cui si gioca a nascondino tra rivelazioni clamorose e ricerca di amorosi sensi forse perduti per sempre. Mirella Serri, “Tuttolibri”
“È stata mia moglie, l’ho scelta bene, una donna complicata, difficile come diceva mio padre, ma nuova. E se qualcuno scriverà la nostra storia, potrà dire di me: non ha avuto paura di amarla.”
Sara è un’antropologa e la passione scientifica l’ha spesso tenuta lontano dalla famiglia. Franco, che pure l’ha molto amata, ha infine scelto una donna più stabile, più confortevole. I figli hanno conquistato a poco a poco una sufficiente autonomia: Matilde è docile, apprensiva, presentissima al mondo, vorrebbe prendersi cura di tutti e specialmente di Sara; Alex fa l’antropologo come la madre, ma in Canada, con lei oscilla tra aggressività e indifferenza. Un giorno però Sara se ne va, sparisce. Lascia una lettera, nient’altro. Franco, in attesa della spiegazione che gli è stata annunciata, ripercorre le tappe di un matrimonio che non è mai finito. Alex e Matilde, lontani, si parlano e riannodano i legami dell’infanzia, ricordano il dolore della separazione. Sara intanto vive in un tempo diverso dal loro. Sembra guardarli dall’alto di un passato che è il suo, ma è anche il passato di tutti. Lontana eppure vicina come mai prima – la sua fuga si colma progressivamente di senso e di umana magia.
Cristina Comencini scrive con straordinaria ricchezza di accenti la storia di una donna che vuole guardare nel mistero dell’esistere, nei segni che i destini generali lasciano nel cerchio delle famiglie, dentro le rovine che anticipano in realtà una storia nuova.
Fonte: http://www.cristinacomencini.it/