“Caro Sindaco, invece di costruir solo capannoni, faccia dei posti per la gente”. Parola di Mauro Corona, che ha esordito con questa polemica, nel segno dell’ambientalismo padano, nell’incontro con il pubblico di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Cittadina dove lo scultore, scalatore e scrittore, oltre ad attaccare il malcapitato sindaco, ha alternato alcuni monologhi alle canzoni di Luigi Maieron e della sua band.
La ragione del j’accuse era il teatro completamente gremito ed insufficiente ad ospitare il folto pubblico accorso per la presentazione dell’ultimo lavoro di Maurizio Corona, “I fantasmi di Pietra” (Mondadori). Libro del quale peraltro si è parlato pochissimo, mentre Corona si è prodigato in numerose citazioni del poeta portoghese Fernando Pessoa, dello scrittore cileno Francisco Coloane e del poeta russo Joseph Brodsky. Riferimenti culturali che hanno costellato l’incontro nel quale Corona, intervenuto nella sua ormai tradizionale divisa (maglia smanicata, pantaloni a vita alta, scarponi e bandana a legare la folta chioma), trascinava il pubblico nelle proprie riflessioni. Pensieri sempre più in libertà via via che aumentava il numero di bicchieri di vino (rigorosamente rosso) bevuti dallo scrittore.
Messaggi dai tratti talvolta moralistici, talvolta genuini, che in ogni caso testimoniano il profondo amore dell’autore per per l’ambiente montano. “I libri – ha spiegato Corona – devono avere la valenza di memoria, altrimenti non valgono nulla: i libri devono esser la scheda tecnica della memoria per chi viene dopo”. “Come Gabriel García Márquez – ha detto lo scrittore – che nei suoi libri, grazie all’apporto della sua fantasia, ha reso mitico un luogo”. “Tutti dovrebbero scrivere un libro – ha aggiunto Corona – anche se poi non verrà pubblicato”.
Ma non sono mancate le provocazioni costruttive: “In un paese come Erto, oggi quasi completamente abbandonato, bisognerebbe fare un’università di botanica, un istituto di scienze naturali, una scuola di artigianato”.
Certamente, Mauro Corona è onesto con i suoi lettori e con se stesso: “I più grandi scrittori sono quelli che sono morti di fame, non come me che faccio libri a ripetizione perché ho tre figli da mandare all’università e trovo dietro di me la Mondadori e Berlusconi che mi pagano”. Ma Corona sa anche far ridere con battute su personaggi nazionalpopolari come Pippo Baudo, il quale “non dà spazio ai giovani perché i giovani cui doveva dare posto sono già morti di vecchiai… mentre lui è ancora lì”.
Un breve cenno sui nuovi progetti letterari: “Ho pronto un altro libro che uscirà a Natale, in cui vi saranno storie di bracconieri e soprattutto di sevaggina, il cui titolo sarà “Cani, camosci e cuculi”. “Ho completato poi con grandi stenti – ha continuato lo scrittore – la seconda parte de “L’ombra del bastone”: ho faticato tanto perché volevo che questo libro fosse qualcosa di davvero diverso dal primo”.
“E dopo di che – ha concluso Corona – o faccio un libro erotico, o torno a fare lo scultore”.
Rassegna “Scrittori e giornalisti nella città di Giorgione”.
Castelfranco Veneto, Teatro Coumnale.
Mauro Corona, scrittore, alpinista, scultore
Con Luigi Maieron e la sua band