“MR. BROOKS” DI BRUCE A. EVANS

Nel 1983 Tony Scott ha girato un film divenuto di culto, Miriam si sveglia a mezzanotte. Non eccelso come sostengono i fan più accaniti, ma nemmeno così becero com’è sembrato ai critici più attempati, il film, dietro all’agghiacciante titolo italiano, nasconde il ben più consono e lapidario titolo americano di The hunger, ossia «la fame». In cosa consista questa fame è presto detto: i protagonisti, Catherine Deneuve e David Bowie, sono due vampiri per natura forzati e destinati a nutrirsi di sangue umano. Non possono, non sanno (e per sopravvivere non devono) farne a meno. La loro fame, fame di carne e di sangue, si risveglia periodicamente e li comanda, li controlla, sotto il peso schiacciante dell’inevitabilità. Mangiare, e quindi uccidere, fa parte della loro identità, del loro istinto, è la condicio sine qua non della loro esistenza.

Allo stesso modo, in questo acuto e calibrato Mr. Brooks, l’istinto (di uccidere dei perfetti sconosciuti) pervade la vita di un brillante uomo d’affari, stimato filantropo ed ottimo padre di famiglia, che alterna alle sue ineccepibili attività «culturali» la soddisfazione di oscure esigenze «naturali». La sua «fame», come recita il cartello che apre il film, non l’ha mai abbandonato, nonostante lo stato di torpore nel quale l’impulso omicida ha versato per oltre due anni. Il film prende il via dal risveglio della natura criminale di Brooks (Kevin Costner, bentornato!) il quale, dopo aver ritirato l’ennesima onorificenza, riprende da dove l’aveva lasciata l’attività del «killer delle impronte», che uccide con pochi colpi di pistola, mette in posa le proprie vittime e lascia vicino ai cadaveri la propria impronta digitale insanguinata.

Dato che ogni narrazione nasce dalla presenza di un ostacolo o di un conflitto, ecco che Mr. Brooks si lascia incautamente spiare, immortalare, ricattare, indagare da un fotografo guardone (Dane Cook), mentre torna sulle sue tracce la detective Tracy Atwood (Demi Moore, bentornata!), a sua volta alle prese con un ex-marito invadente che le complica la vita privata e professionale.
Come per lo Zeno Cosini di Svevo ciascuna sigaretta fumata è sempre l’ennesima e sempre l’ultima, così ciascun omicidio commesso da Brooks è sempre l’ultimo nelle intenzioni ed il penultimo nella realtà, un po’ come le sessioni di masturbazione di un adolescente. A suggerirgli come, dove, quando e perché varcare il confine che separa la morale dal piacere, una sorta di coscienza che sembra uscita da un classico del noir, impersonata da William Hurt, e alla quale Brooks attribuisce il nome di Marshall.
Marshall, figura profondissima frutto di eleganti e sottili capacità di scrittura (la sceneggiatura è del regista Bruce A. Evans e di Raynold Gideon, ai quali dobbiamo anche Starman di John Carpenter e Stand by me di Rob Reiner), più che la proiezione allucinata di un Brooks schizofrenico, come hanno scritto in molti, rappresenta la fame stessa, che domanda di essere saziata, ma anche quella componente dell’inconscio che mette assieme pezzi ed informazioni apparentemente incongrui e li riconduce ad un risultato compiuto. Ciò che Brooks sa, o sembra intuire, gli viene in realtà suggerito da Marshall, il cui compito è far emergere le soluzioni più brillanti per raggiungere un obiettivo criminale ed uscirne indenni.

Proprio Marshall è rimasto sopito per anni, tenuto lontano dalle preghiere di Brooks (che recita spesso la nota Serenity Prayer: «Il Signore mi dia la serenità di accettare le cose che non posso cambiare») e dall’esercizio di una tenace forza di volontà. Ma come tutte le componenti «naturali» della vita, ha finito col prevalere su quelle «culturali», instradando nuovamente il corpo di cui è anima sulla via del crimine.
Marshall è dunque il genio, nel senso etimologico del termine: sia in quello classico di «buon demonio», sia in quello corrente, di «natura, inclinazione d’animo o di mente». Il dizionario etimologico ci ricorda che genius significa «presso i Latini, Appetito (e in generale Piacere)». Ecco spiegata l’origine del «male» (percepito solo dall’esterno come tale) che attanaglia il signor Brooks: la ricerca, lucida e per nulla morbosa, di un piacere necessario.
Concentrato principalmente su due temi forti, il film indaga la «normalità» della fame di Brooks nel primo tempo, ed una possibile ereditarietà di questa fame nel secondo, laddove la figlia di Brooks viene sospettata di omicidio. E se il genio del male fosse invece un gene?

Titolo originale: Mr. Brooks
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Thriller, Drammatico
Durata: 95′
Regia: Bruce A. Evans
Sito ufficiale: www.theressomethingaboutmr…
Cast: Kevin Costner, Dane Cook, Demi Moore, William Hurt, Marg Helgenberger, Danielle Panabaker, Jason Lewis, Steve Coulter
Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) Studios, Eden Rock Media, Element Films, Relativity Media, Tig Productions
Distribuzione: Buena Vista
Data di uscita: 05 Ottobre 2007 (cinema)