Molto si dovrà a Paolo Padula e al regista Mauro Pizzato per aver
realizzato “Musica nascosta” film-documentario che colma una
parte,
poco o per niente conosciuta, della storia della musica a Venezia
nei
secoli del suo massimo splendore. 70 minuti di bellissime
immagini,
sostenute da ricerche storiche fatte negli archivi delle
istituzioni
musicali da cui questa storia è iniziata e che racconta le vite di
alcune delle centinaia di ragazze, per lo più abbandonate e accolte
negli “Ospedali” luoghi di carità e assistenza, dove venivano
dapprima educate e, poi, avviate allo studio e alla pratica della
musica. Quattro i luoghi destinati all’assistenza: quelli dei
Mendicanti, degli Incurabili, dell’Ospedaletto e della Pietà, che,
nel corso dei secoli, divennero veri e propri Conservatori,
contribuendo, in ciò, a dare alla città il primato di capitale
della
musica in Europa, fatto questo che richiamò i migliori
compositori
allora in circolazione (ben 165) e migliaia di visitatori da ogni
parte.
La musica venne inserita nei programmi e considerata la
più
importante, verso la quale ogni ragazza (“Putta”) doveva votarsi
per
tutta la vita. Sorsero così le scuole interne di musica dove la
musica,
secondo sistemi di apprendimento allora innovativi, circolava in
ogni
direzione, soprattutto nelle sue forme canore e cameristiche. Il
film,
unico nel suo genere, ha riportato alla luce episodi di vite
sconosciute ridando, a secoli di distanza il giusto valore a chi la
musica aveva contribuito a diffondere.
Ricco di notizie
sorprendenti,
il lavoro di Padula e Pizzato merita un elogio particolare per la
ricerca meticolosa fatta andando a sfogliare i numerosi registri
ancora depositati presso gli archivi degli “Ospedali” stessi con la
pazienza e meticolosità dei ricercatori veri e propri. Se Venezia
continua ancora a parlarci della sua straordinaria grandezza,
questo
si deve alle infinite pagine della sua storia, ancora al di là
dall’essere del tutto svelata.