Si chiude ai giardini dell’Arena di Padova il tour 2006 di uno dei più quotati melodisti di sempre, in cui l’artista propone il suo ultimo lavoro, “L’alfabeto degli amanti”. Il concerto presenta al pubblico un lavoro che è stato molto sentito, pensato e vissuto e che come sempre riesce a toccare la sensibilità più profonda di chi l’ascolta.
Ultima data, quella padovana, della tranche teatrale de “L’alfabeto degli amanti tour”, partito il 24 aprile da Fermo (AP), che segue la partecipazione e il successo sanremese dell’omonimo brano, giunto al Festival fino allo scontro diretto con la vincitrice.
Lo spettacolo, così come la maggior parte dei brani proposti, è molto intimista e coinvolgente pur non attirando un pubblico troppo numeroso. Il concerto attraversa momenti di riflessione e poesia, di polemica e pura melodia, su uno sfondo davvero raffinato e spettacolare come può essere la Cappella degli Scrovegni. Tutto è infatti pensato per ottenere la massima intensità, a partire dal repertorio scelto e dalla scaletta fino alle luci, che non mancano di illustrare al pubblico il contesto scelto per l’ultima tappa di un tour studiato appositamente per quei luoghi che suggeriscono un particolare raccoglimento.
La scaletta, pur focalizzandosi sull’ultimo album, propone gran parte dei successi della carriera di Zarrillo, che nasce artisticamente negli anni ’70, come cantante e chitarrista dedito al rock progressivo; solo intorno agli anni Ottanta si avvicina al pianoforte e sviluppa una scrittura più intimista che lo porta fino all’interpretazione di due album e alla vittoria della categoria Nuove proposte a Sanremo nel 1987 con “La notte dei pensieri”. Molti i successi degli anni ’90, da “Strade di Roma” a “Cinque Giorni”, da “L’elefante e la farfalla” al bel rifacimento “Una rosa blu”, brano in realtà di inizio carriera. Dello scorso decennio sono invece hit come “L’amore vuole amore”, “L’acrobata”, tutti brani che figurano nella scaletta del concerto padovano.
Zarrillo si dimostra, oltre che un artista tradizionale e raffinato, anche un musicista poliedrico, a suo agio sia con il semplice microfono sia con il romantico pianoforte sia con la chitarra elettrica, muovendosi tra i generi con disinvoltura e la forza espressiva della sua voce. È la sua vocalità, unita alla bravura dei componenti della band, a tenere insieme una musica senza definizioni, che spazia tra pop, riferimenti neoclassici, elettronico e acustico per quasi due ore di melodia.