“Nine” di Rob Marshall

Un pastiche che non convince

Per arrivare a nove basta aggiungere a 8e1/2 un’altra metà. Per fare di Nine un buon film occorre sottrarre molto a un’opera in cui si mescolano materiali di ricercata fattura che insieme bene non riescono a stare. Per parlarne, oltre alla sinossi, occorre lavorare di frammentazione, estraendo ciò che si può salvare, perché tutto intero non funziona.
Nine, fortunato musical di Kopi e Yeston, racconta la storia di 8 e ½ di Fellini. Rob Marshall (Chicago e Memorie di una geisha), con la collaborazione di Michael Tolkin e dello scomparso Anthony Minghella (regista e sceneggiatore de Il paziente inglese), ne trae un’omonima versione cinematografica.

La crisi creativa di un affermato regista negli anni Sessanta: italiano, un immaginario affollato di donne, la sua indiscussa arte consiste nel mettere in scena sogni e visioni perché, come diceva Fellini, “i sogni sono l’unica realtà”.
Il film è nella fase della sua preparazione, ancora poco e si comincia a girare, ma l’unica cosa certa è l’interpretazione della musa del regista. Un esercito di maestranze lavora mettendo in scena i frammenti e le suggestioni del geniale Guido Contini (uno stralunato Daniel Day-Lewis), chiuso nella solitudine della sua creazione ma, in realtà, terrorizzato dalla paralisi e ossessionato da visioni che non riesce a tradurre in script. Nella sua mente si affollano le donne della sua vita, quelle che ci sono e quelle che ci sono state. Sirene che lo attraggono in un’ouverture che segna uno dei pochi momenti alti del film. Lo spettro della madre, Sophia Loren, una fragile e sensuale amante interpretata da Penelepe Cruz , la moglie-vestale, Marion Cotillard, la musa Nicole Kidman e la fedele anziana costumista che è il suo vero sostegno, interpretata dalla bravaJudi Dench.

Il reale di una profonda crisi artistica e personale si mescola all’immaginario che affonda le sue radici nel passato del regista. Lo studio 5 di Cinecittà, prima di diventare luogo filmico, è contenitore di un potenziale che stenta a tradursi in opera d’arte.
I luoghi comuni dell’Italia ci sono tutti: la mamma, la moglie, l’amante, la giulietta azzurra, la canzone napoletana, uno scorcio (bizzarria) della costiera Amalfitana per andare da Roma ad Anzio e una veloce comparsata di Dolce e Gabbana vestiti da preti, a cui occorre aggiungere tante parti interpretate da attori italiani, tra cui Michele Placido, nella parte del produttore un po’ cafone, e Valerio Mastrandea compunto portiere d’hotel.

La macchina da presa di Dione Beebe (Chicago) lavora alla differenziazione dei vari livelli narrativi: il reale della dimensione professionale, rubato con una sgranata macchina a mano dai toni di un curato back stage, i momenti intimi, dalle luci incise, girati con un sapore più classico e con raffinate luci che materializzano l’onirico quando la mente del regista produce le immagini che si trasformano in musical. Ma, si sa, la ricerca formale non basta, anzi può diventare una zavorra, capace di rendere ancora più evidenti le debolezze dell’impianto narrativo: Nine soffre principalmente di ripetizione, sovrabbondanza formale, clichè e ovvietà, forse queste ultime soprattutto per il pubblico italiano. E in alcuni momenti si sfiora l’imbarazzo: come l’apparire di Sophia Loren che canta Guarda la luna, una ninna nanna scritta apposta per lei da Yeston, illuminata dalle luci della ribalta che rendono impietosamente una decadenza che tutti noi vorremmo ignorare.

L’ultima annotazione riguarda il montaggio che, evidente, si fa protagonista ingombrante confondendo il musical col videoclip: l’azione si frammenta, facendo esplodere con un gran ritmo i diversi punti di vista. Barando, aggiungendo e mescolando illude, non restituendo l’autentica bravura dell’interprete. Insomma, più una performance di montaggio che dell’artista.

Nine è un film rimasto intrappolato dalla sua stessa struttura, un pretesto finalizzato a costruire il contesto, il preambolo, il sogno da cui prende vita il musical; un film complesso, che ha richiesto uno sforzo produttivo notevole, che si è avvalso di un cast stellare ma che, alla fine, non riesce a coinvolgere, se non per brevi momenti di godimento estetico. E questo non basta.

Titolo originale: Nine
Nazione: U.S.A.
Anno: 2009
Genere: Musical, Romantico
Durata: 121′
Regia: Rob Marshall
Cast: Daniel Day-Lewis, Penelope Cruz, Marion Cotillard, Nicole Kidman, Sophia Loren, Judi Dench, Kate Hudson, Ricky Tognazzi, Stacy Ferguson, Valerio Mastandrea, Enzo Squillino Jr., Elio Germano, Martina Stella, Giuseppe Spitaleri, Giuseppe Cederna
Produzione: The Weinstein Company, Relativity Media, Marc Platt Productions, Lucamar Productions
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 22 Gennaio 2010 (cinema)