Tratto dal libro “Piangi pure” di Lidia Ravera, lo spettacolo vede protagonisti Lella Costa e Paolo Calabresi , nei panni di due sessantenni, che a dispetto di ogni ragionevole aspettativa e delle convenzioni, si innamorano l’uno dell’altro e, nonostante le paure ipocondriache di lei e la malattia reale di lui, riescono ad immaginare un futuro in coppia.
L’incontro nasce con l’offerta di Iris, scrittrice alle soglie della vecchiaia, di un locale dell’appartamento ad uno psicanalista suo coetaneo, improvvisamente sfrattato dal proprio studio professionale.
Iris ha intenzione di vendere anche la nuda proprietà dell’appartamento, per potersi assicurare una vecchiaia dignitosa e tranquilla, al riparo, almeno per quanto riguarda l’aspetto finanziario, dalle angosce di malattia e morte che la attanagliano e che sono il leitmotiv della sua vita solitaria.
Lo spettacolo inizia con un monologo ironico ed arguto della protagonista che rovescia tutte le sue ansie incontrollabili sullo psicanalista, suo malgrado paziente interlocutore, nonché nuovo coinquilino.
Lui, forte della propria competenza professionale, le consiglia di tenere un diario che le permetterà di prendere le distanze dalle proprie ossessioni e le consentirà di guardare con sincerità a se stessa, abbandonando la falsa razionalità con la quale cerca di arginare la solitudine e la paura della morte.
Ma quello che darà la svolta vera alla vita di Iris e cambia anche il registro dei dialoghi sarà la rivelazione, da parte di lui, di essere affetto da un cancro forse incurabile.
Allora il sentimento si fa manifesto, il monologo diventa vero dialogo tra i due, le battute diventano poesia. Il rapporto si deve concentrare in un tempo brevissimo, per recuperare quello che hanno perso e per vivere quello, ignoto, che sarà davanti a loro.
Nemmeno l’incursione di un avido compratore e di una nipote nullafacente, che si installa nell’appartamento, riusciranno a distrarre la coppia dal vivere la propria inaspettata esperienza amorosa.
Del resto i due giovani consumano la propria vita senza assaporarla, l’uno alla ricerca del profitto economico facile, l’altra passando da un uomo all’altro, senza la consapevolezza, almeno apparente, di cosa si celi dietro quelle scelte e quelle azioni.
Invece i due innamorati maturi, proprio dalla consapevolezza traggono motivo di continuare a guardare avanti, seppur con ironia e disincanto.
Che sia questo il traguardo da raggiungere nella vita di coppia?
Bella la voce di Lella Costa che sa cambiare registro passando dalla concitazione dell’ansia alla tenerezza e alla calma di chi sa uscire da sé e si libera delle proprie paure; calda e “terapeutica” quella di Carlo Calabresi, che sembra non scalfirsi nemmeno di fronte ad un possibile imminente responso infausto sulla sua malattia.
Si sorride con intelligenza e ci si commuove con pudicizia in questo spettacolo che ci regala una Lella Costa attrice vera ed appassionata come sempre ed un Calabresi attore teatrale “ di mestiere”, diversa dall’immagine di conduttore delle” Iene”, con cui spesso lo identifichiamo.