Celebra se stesso e il proprio creatore, il Museo di Arte Moderna di Rovereto, allestendo una mostra con cui si festeggiano cinquanta anni di attività del grande architetto Mario Botta che ne ha realizzato progetto e costruzione.
Ecco quindi la storia del Museo nel suo nascere e nel suo svolgersi, una delle opere più belle e ammirate che abbia progettato, vanto non solo di Rovereto-Trento ma dell’intera Penisola.
La mostra è divisa in dodici sezioni tematiche che raccontano del genio creativo di Botta espresso in progetti di musei, case, chiese e anche scenografie teatrali. Non vi è solo abilità tecnica e inventiva in queste opere ma umanità e condivisione di quelle sensazioni e vicende spirituali che accompagneranno i futuri fruitori della costruzione. Non una architettura fatta per stupire, né affascinata dai grandi numeri, o dalle dimensioni sempre più imponenti per raggiungere primati di altezza, ma creazioni che si preoccupano di dare a chi le vive luce ed armonia, spazi funzionali uniti ad una estetica del bello, eccezionale.
Seguendo le tracce e gli insegnamenti dei maestri da lui ammirati, primo fra tutti Le Corbusier, Botta non vuole con le sue opere sfidare la legge della gravità o ignorare i possibili pericoli che dalla zona in cui sorgono potrebbero derivare, non ama far correre rischi inutili per piegare la realtà alla sua immaginazione, ma riesce sempre ad unire alla bellezza la loro funzionalità guardando all’uomo e alle sue esigenze senza confrontarsi in vacue sfide con le cosiddette arcistar dell’architettura, titolo peraltro che gli compete di pieno diritto. Si può scorgere nei suoi progetti una tensione morale tesa alla rivalutazione del binomio etica-estetica che significa in pratica nel tornare a mettere al centro del suo progettare le esigenze dell’uomo per farlo vivere nella maggior armonia possibile nel suo habitat. “Ritengo – scrive – sia importante riaffermare il ruolo sociale e collettivo che l’architettura rappresenta al di là delle risposte tecniche funzionali” Lui che ha costruito otto edifici di culto pensando al “progetto della Casa di Dio con la speranza di costruire la casa dell’uomo”.
In mostra questa filosofia viene illustrata da disegni, fotografie, progetti mentre una sezione ricorda Le Corbusier, Giacometti Picasso Duchamps, Pasolini e Sanguineti: a ciascuno dei quali è dedicata una frase o un ricordo per festeggiare con loro i primi cinquanta anni del Mart.
In contemporanea rivivono nelle ampie sale dl Mart lo spirito e la passione di collezionista di Panza di Biumo, il conte mecenate scomparso di recente. La mostra “Conceptual art. The Panza collection” che durerà come quella su Botta fino al 23 gennaio, è dedicata a una parte consistente della collezione in dote al Museo e può vantare fra i tanti suoi pregi, anche quello di essere impostata secondo i criteri suggeriti dallo stesso collezionista che aveva visitato da tempo gli ambienti in cui si sarebbe allestita l’esposizione, in quel momento ancora in fase progettuale. Questa fattiva partecipazione rende accessibile anche al grande pubblico, spesso imbarazzato di fronte ad opere di dirompente modernità, l’arte concettuale, attraverso didascalie propedeutiche ad ogni sezione, che sintetizzano in una frase, la poetica delle opere. Quindi mostra omaggio a questo gentiluomo, uno dei maggiori collezionisti internazionali del dopoguerra, grande sostenitore del Museo trentino prima ancora che esso fosse venuto alla luce.
In mostra vi sono una sessantina di opere di artisti quali Robert Barry, Huebler, Joseph Kosuth, che furono protagonisti della prima mostra di arte concettuale organizzata a Washington nel lontano 1969. Panza la visitò e non si limitò a scorgervi la potenzialità espressiva di quelle opere esposte, ma ne acquistò buona parte e volle conoscere gli artisti che le avevano create per meglio comprenderne tematiche e messaggi.
I lavori esposti ruotano attorno ai concetti di tempo, spazio, natura di cui si rivalutano le cose di piccole dimensioni attraverso un lavorio paziente e complesso. Si potrebbe definire un’arte delle forme vitali di cui si vuole esprimere l’energia attraverso l’uso di poche tonalità elementari, ma che consentono di apprezzare le potenzialità del colore seconda la poetica di Rotko, Kline, Tapies, capostipiti, rappresentanti i punti di riferimento per gli artisti concettuali.
Un duplice percorso espositivo, quindi, un viaggio interessante verso la modernità, con tappe costruite con eleganza chiarificatrice e rigore scientifico.
Palazzo delle Albere
Casa DeperoMario Botta. Architetture 1960-2010
Mart, Rovereto
25 settembre 2010 – 23 gennaio 2011
A cura di Studio Mario Botta, Lugano