Non si può apprezzare la musica di Pat Metheny se non la si lega all’idea di viaggio. E’ questo il topos dell’eclettico chitarrista del Missouri che, a cinquantacinque anni, non smette di stupire per la voglia di sperimentare e la capacità di spingersi in nuove direzioni.
Ultima tappa del lungo cammino, fresco di uscita sul mercato, è il disco Orchestrion. Il nome venne dato all’inizio del Novecento a quegli strumenti che erano in grado di suonare da soli grazie ad automazioni meccaniche: gli eredi del player piano di fine Ottocento, quel pianoforte che suonava, senza pianista, musica impressa su rulli metallici. Negli anni Cinquanta il nonno materno di Pat ne possedeva uno e il piccolo Metheny non vedeva l’ora di andare nel seminterrato ad azionarlo. Quel fascino non lo ha mai abbandonato, anzi il chitarrista ha applicato costantemente la tecnologia all’arte, sia con l’uso di apparecchi – come il synclavier – sia con il metodo della sovraincisione per i dischi solistici – da ascoltare, a tal proposito, New Chautauqua del 1979.
Nonostante l’avvento dell’elettronica e dei loop, che da un lato ampliano le possibilità dei musicisti ma dall’altro creano forti limiti ritmici ed espressivi, mancava uno sperimentatore che riscovasse gli orchestrions – idea “vecchio-stile ma, al tempo stesso, quasi fantascienza” come dice lo stesso Metheny nella presentazione del progetto – aggiornandoli al nuovo millennio. Ecco che allora è possibile [azionare i comandi in più maniere->(http://www.patmetheny.com/orchestrioninfo/videos.cfm)] (suonando la chitarra, usando le pedaliere) ed è possibile generare musica in modo dinamico, tanto da permette assoli e variazioni .
Se è innegabile che il canone stilistico è ormai definito e prevedibile, così come la sequenza delle composizioni – la cavalcata di Orchestrion all’inizio, le riflessioni di Entry Point, la cervellotica Expansion, la nostalgica Soul Search e l’eterea Spirit of the Air alla fine – resta impressionante la capacità evocativa e di coinvolgimento di questa musica, proiettata in ogni direzione senza particolari distinzioni di genere e forma.
Un’opera di indubbio fascino, ahinoi destinata a non fare notizia in un mondo musicale sempre più piatto, che merita di essere ascoltata e vista anche in concerto: Pat Metheny sarà in Italia tra febbraio e marzo con otto date.
Tracklist:
1. Orchestrion
2. Entry Point
3. Expansion
4. Soul Search
5. Spirit of the Air