“Ovunque proteggi”

Il nuovo Vinicio Capossela, tra dannazione e santità

Ci ha fatto stare tutti col fiato sospeso, ma finalmente eccolo qua: il nuovo disco di Vinicio Capossela, pubblicato a più di 5 anni di distanza dal precedente (e bellissimo) “Canzoni a manovella”, è finalmente realtà. Ed è un altro capolavoro.

Diciamo subito, per tranquillizzare i più ansiosi, che questo disco è sicuramente tra i migliori dell’autore, ma lo è in un modo diverso, e forse per certi aspetti vi sconvolgerà. “In questo lavoro – dichiara Vinicio – ho voluto scavare nelle coordinate terrene che ci tengono lontani dal cielo, inchiodati nella parte di sotto”. L’album regala ambienti e suggestioni molto diverse tra loro, ma si può dire che il filo rosso che affiora costantemente è quello dell’argomento religioso, trattato da molteplici punti di vista.

La prima traccia si apre infatti con una discesa agli inferi, la terribile “Non trattare”, una canzone di argomento religioso che probabilmente farà discutere, poiché si rapporta alla divinità da un punto di vista estremo, quello del fanatismo religioso. L’odio e la violenza continuano nell’altrettanto cruda (e musicalmente straordinaria) “Brucia Troia”, una specie di Bignami della mitologia greca, ripercorsa attraverso le sue figure più terribili, da Edipo al Minotauro. Con “Dalla parte di Spessotto” la tensione si allenta un po’ (la canzone è stata scelta come primo singolo estratto dall’album), ma i ricordi d’infanzia affiorano da lontano per ricordarci che non siamo “figli del cielo, ma di quei farabutti di Adamo e di Eva”. Dopo la simpatica “Moskavalza” (quasi un pezzo da discoteca, ascoltare per credere!), arriva “Al Colosseo”, un altro squarcio sulla morte e sulla caducità della carne che però si risolve in maniera sorprendente, la catartica “L’uomo vivo (Inno alla gioia)”: è il brano che segna il passaggio dalla morte alla vita, e alla seconda parte del disco, completamente diversa dalla prima. Da qui in poi solo ballate, sia pezzi allegri come l’irresistibile “Medusa cha cha cha” (ancora i miti greci) e “Nel blu” (che ricorda molto Modugno) che malinconici, come “Dove siamo rimasti a terra Nutless”. Qualche caduta di tono (“Pena de l’alma” e “Lanterne rosse” suonano un po’ troppo convenzionali) non impedisce di arrivare in fondo con due veri capolavori, “S.S. dei naufragati”, già presente nell’album “Matri Mia” di Banda Ionica, ma qui in una versione per violoncello, theremin, armonium e coro veramente da brivido, e “Ovunque proteggi”, una preghiera che incede a passo di rumba a chiudere il disco, lasciandoci con il dubbio se sia dedicata a una donna o a Dio.

Tecnicamente, questo disco è originale anche nella sua realizzazione: non è stato registrato in un unico studio, ma in diversi luoghi (Roma, Scicli, Treviso, Scordia, Rubiera, Ispinigoli, Montebello,
Calitri, Scandiano, Milano…), secondo le esigenze di ogni singola canzone: “Niente si è potuto davvero programmare – spiega Capossela –, e nella tensione di portare a compimento le cose ci si è
mossi come rabdomanti sul filo dell’intuizione”. A lavorare con Capossela ci sono sia vecchie conoscenze (Marc Ribot, Ares Tavolazzi) che delle interessanti novità, come il talentuoso violoncellista classico Mario Brunello e il compositore elettronico (nonché dj) Gak Sato; mentre la produzione è nelle mani dello stesso cantautore e del fidato Pasquale Minieri.

Che altro dire? Un disco importante, emozionante, tanto vario e innovativo nelle scelte musicali quanto elaborato e ambizioso nella lingua e nella poetica, dove ciascun brano riesce ad arrivare “all’estremo delle sue potenzialità, ciascuno in fondo alla sua suggestione”. Buon ascolto.

Elenco Brani:
– NON TRATTARE
– BRUCIA TROIA
– DALLA PARTE DI SPESSOTTO
– MOSKAVALZA
– AL COLOSSEO
– IL ROSARIO DE LA CARNE – L’UOMO VIVO (inno al Gioia)
– MEDUSA CHA CHA CHA
– NEL BLU
– DOVE SIAMO RIMASTI A TERRA NUTLESS
– PENA DE L’ALMA
– LANTERNE ROSSE
– S.S. DEI NAUFRAGATI
– OVUNQUE PROTEGGI