In Francia, potiche è un grande vaso di porcellana d’oriente e, per estensione, nel linguaggio corrente, è persona che gode di una posizione senza averne alcun ruolo attivo: una bella statuina, insomma.
Tuta rossa e bigodini in testa, Suzanne, bellezza un po’ sfiorita dagli anni, con un po’ d’affanno si tiene in forma facendo jogging nei boschi e come una novella Biancaneve parla con uccellini e scoiattoli. Madre di famiglia, moglie devota e abbondantemente tradita, canta in un tinello dalle tinte accese i motivi romantici trasmessi per radio. Siamo a fine anni settanta, nella provincia francese. Catherine Deneuve é moglie di Robert Pujol (Fabrice Luchini), un industriale degli ombrelli, detestabile e reazionario. Durante uno sciopero viene sequestrato dai suoi operai e Suzanne si trova, suo malgrado, a sostituirlo nella direzione della fabbrica, rivelandosi assolutamente all’altezza del compito. Accanto a lei ricompare una passata avventura, Babin, il sindacalista comunista, interpretato dal grande Gérard Depardieu; e la bella statuina riserverà a tutti grandi sorprese.
François Ozon osa con lo spettatore, provoca, e lo fa sempre potendo vantare un notevole mestiere: capacità nella messa in scena, cultura cinematografica e abilità nella rielaborazione di genere.
Commedia di dialogo, con un lieve sentore di melodramma sottolineato dalle piene orchestrazioni di Stelvio Cipriani, delizia lo spettatore con i suoi riferimenti, più o meno nascosti. Ci sono Les Parapluies De Cherbourg (Jacques Démy, 1963), con ombrelli, Deneuve e canzoni; c’è il sorriso enigmatico di una donna capace di essere doppia, già scoperto da Truffaut e Bunuel (La mia droga si chiama Julie, 1969 e Bella di giorno, 1967) e poi c’è uno struggente ballo da Tempo delle mele per due ultra sessantenni alla riscoperta dell’amore.
Film tratto dell’omonima pièce di Barillet e Grédy, diversamente dal precedente 8 donne e un mistero, respira anche l’aria degli esterni e delle location naturali. Divertente, molto, recupera gli ingredienti della screwball comedy degli anni ‘30, la guerra tra i sessi e le differenze sociali, a cui si aggiungono i temi politici di fine anni settanta e l’anticipazione di quelli caldi del nostro presente: il precariato e la delocalizzazione della produzione.
Alla capacità di divertire, con azzardi non sempre facili da presentare in sala, Ozon aggiunge anche il giusto registro per raccontare oltre a ciò che appare e per presentare in modo assolutamente accettabile ciò che potrebbe non esserlo. Parla di omosessualità e di incesto collocandoli nel film con mosse lievi ed eleganti, ad accompagnare personaggi amabili.
Sottotraccia, oltre alle iniziali apparenze, racconta la storia ben più complessa e più vicina al reale di una donna che non è bella statuina, ma che accetta di sembrar tale per vivere indisturbata, e un po’rassegnata, in un piccolo mondo cristallizzato ma sicuro. Suzanne, solo all’apparenza Potiche, moglie del padrone della fabbrica e bellezza sfiorita, rimane nascosta tra le pieghe di un vestito di chiffon, fino a quando, con un po’ di rabbia e un po’ più di coraggio, riuscirà ad uscire allo scoperto; e da quel momento nessuno più la potrà fermare.
Titolo originale: Potiche
Nazione: Francia
Anno: 2010
Genere: Commedia
Durata: 103′
Regia: François OzonCast: Gérard Depardieu, Catherine Deneuve, Judith Godrèche, Jérémie Rénier, Karin Viard, Fabrice Luchini, Évelyne Dandry, Sinead Shannon Roche
Produzione: Mandarin Cinéma
Distribuzione: BIM
Data di uscita: Venezia 2010
05 Novembre 2010 (cinema)