Otto mesi di duro lavoro. Una ricerca fitta di materiale e documentazione storica. La consulenza straordinaria di uno scrittore d’eccezione: Mario Rigoni Stern. Questi gli elementi che hanno portato alla stesura di uno spettacolo particolare che parla al cuore e alla mente.
Gli spettacoli di Pietro Chiarenza sono sempre caratterizzati da un uso originale e particolarissimo dei vari elementi scenici. Coreografie strabilianti, giochi di luci molto suggestivi, accompagnati da musiche spesso evocative hanno fatto la bellezza, e la fortuna, dei suoi passati spettacoli.
La prova, in questo ultimo “Presto queste buche saranno piene di neve”, era certamente il confrontarsi con una triste pagina della Storia italiana, rendere la carica emotiva del dramma che ha visto le truppe italiane della ARMIR (Armata Italiana in Russia) essere spedite al macello nel gelido inverno russo. Lo spettacolo non disattende le aspettative. Esordiendo in una maniera molto originale, che coinvolge dai primi momenti lo spettatore, lo porta passo passo, tra momenti festosi e altri intensamente drammatici, alla catastrofe umana e il suo triste epilogo. Dei duecentomila soldati partiti, infatti, la metà non farà ritorno.
La sottile ricerca storica e bibliografica sull’evento risalta ampiamente nella sceneggiatura. Spesso nel corso dello spettacolo compaiono elementi strettamente tecnici. Le truppe, venivano mandate con stivali di gomma, con mantelline o cappotti che tuttavia solo i più fortunati potevano indossare, e comunque totalmente inadeguati ad affrontare quaranta gradi sottozero. Se il freddo non portava subito alla necrosi delle dita, continuava ad insinuarsi passo dopo passo, aleggiando come lo specchio della morte sulla triste carovana italiana.
Tra i pensieri e i ricordi dei soldati, e la neve che cade incessantemente assieme alle bombe dei cannoni sovietici, si giunge all’annunciato epilogo: il Demone della guerra che ci ha accompagnato per tutto lo spettacolo lascia il campo alla sua padrona, la Morte, insidiatrice dei nostri soldati nella forsennata marcia di ritirata. Dei centomila morti infatti, solo una piccola parte era dovuta agli attacchi dell’armata bellica russa.
Intensamente emozionante è anche l’interpretazione dei tredici attori che si alterneranno sulla scena. Abili nel rendere la gioia e l’allegria di una serata goliardica – con vino anche per tutti gli spettatori – e allo stesso tempo carichi della tensione drammatica che questo spettacolo impone.
Uno spettacolo intenso, carico di Storia e di emotività, che ha visto il pubblico molto partecipe, apprezzare ampiamente la realizzazione. Una prova eccelsa, che stimola il pensiero e l’intelligenza, privo dei facili strumentalismi e delle pretese di giudicare, ma fitto della voglia di documentare e ricordare una delle più grandi tragedie del ‘900 italiano.
Vincitore nel 2005 del X° Concorso “Piccoli palcoscenici” promosso dal Comune di Venezia, questo spettacolo è tutt’altro che una piccola produzione, e tiene di sicuro la scena rispetto alle altre produzioni del panorama teatrale italiano.
Associazione Culturale DIECIMENODIECI presenta
“Presto queste buche saranno piene di neve…” Fronte russo 1942
Regia, testi e scene di Pietro Chiarenza
Interpreti: Giovanni Tomassetti, Giulia Esposito, Davide Bernardini, Francesco Fasano, Gigi Masin, Mauro Sfreddo, Riccardo Bernardini, Luca Cassone, Francesca Chizzola, Giovanni Conte, Arianna Moro, Dario Pisasale, Anna Tarca.
Musicisti: Michele Moi, Francesco Peretti, Paolo Battistel
Musiche originali: Michele Moi
Effetti sonori: Ivano Visman
Maestro di coro: Dario Pisasale
Assistenti a scenografia e costumi: Vanessa Gibin, Elisabetta Vernier
Organizzazione: Nicola Lamberti Scarpa