“PURUSHARTA” della compagnia indiana Attakkalari

Nell'India di ieri e di domani, danzando oltre lo spazio e il tempo

Non solo danza, ma sperimentazioni visive e sonore in salsa indiana per lo spettacolo “Purusharta”. Che la compagnia indiana Attakkalari ha presentato in prima nazionale alla “Biennale Danza” di Venezia.

Lost in translation. Smarriti in una giungla di intense sensazioni visive e sonore. Questo l’effetto sugli spettatori che, al teatro Piccolo Arsenale di Venezia, hanno assistito e applaudito “Purusharta”, lo spettacolo di danza, musica e arrangiamenti elettronici e proiezioni allucinogene, presentato in prima nazionale al 4. Festival Internazionale di Danza Contemporanea dalla compagnia indiana Attakkalari.

La parola “purusharta”, che può essere tradotto con “senso della vita”, è un importante concetto filosofico della tradizione indù, al quale vengono fatti derivare molti dei dilemmi della vita quotidiana. Quelli tra la ricerca del “artha”, il benessere, l’influsso del “kama”, il desiderio, la necessità del “dharma”, il dovere e l’aspirazione al “moksha”, la liberazione. Profondi dilemmi esistenziali che lo spettacolo esplora attraverso il linguaggio del corpo, utilizzato però in modo più figurativo che chiaramente espressivo.

Le coreografie di Jayachandran Palazhy, infatti, sono una ricerca artistica e trascendentale che passa attraverso figure di tipo geometrico, armonie e disarmonie. Un viaggio in una differente dimensione spazio-temporale attraverso il linguaggio della danza contemporanea. Che è una forma d’espressione segnatamente occidentale: ma bastano pochi aggraziati movimenti, appena percettibili, per dare una pennellata di India allo spettacolo. Per trasmettere così sottilmente le emozioni quali esotismo, nostalgia, spiritualità e mistero, che solo questo grande paese sa trasmettere.

Concorrono a favorire la sensazione di “straniamento” dello spettatore anche i giochi di luce e le proiezioni sullo schermo gigante posto dietro il palcoscenico, ideate da Naoki Hamanaka, oltre che la musica elettronica di Mitsuaki Matsumoto. Le originali trovate dei due artisti giapponesi accompagnano l’intero spettacolo e non sono solamente di contorno: le immagini catturano l’attenzione; la luce scolpisce e trasfigura i danzatori; la musica, infine, condiziona lo stato d’animo nello spettatore. Quest’ultima, va detto, è sparata a livelli altissimi che, talvolta, lambiscono i limiti della sopportabilità; oltre che per il volume esagerato, per le tonalità stridenti, le disarmonie e il ritmo discontinuo.

Le composizioni di musica e luci affiancano e si sovrappongono così alla danza. Che in in determinati momenti dello spettacolo “Purusharta” è quasi “jazz”, libera e, almeno apparentemente, improvvisata. E che, in alcuni passaggi, porta ad alcune lievi stonature: come la mancata sincronie tra i vari ballerini in scena. Il risultato, comunque, è un’affascinante commistione di linguaggi artistici, oltre che a un suggestivo miscuglio geografico-culturale.

Purushartha
Attakkalari (India)
coreografia Jayachandran Palazhy – musica dal vivo e arrangiamenti Mitsuaki Matsumoto – con Hema Bharathy, Deepak, Mirra, Lejji Paul, Rakesh, Rohini, Dil Saagar, Satyajit, Shobhitha – scenografia e luci Naoki Hamanaka – costumi Sonali and Himanshu di Hidden Harmony – proiezioni, tecnologia interattiva e direzione musicale Kunihiko Matsuo – produzione Attakkalari Centre of Movement Arts – in coproduzione con Biennale Bonn, 10th International Festival of Contemporary Dance of the Munich Arts Council
Teatro Piccolo Arsenale (Venezia)