Sylvie Guillem è stata una vera diva della danza classica: consacrata da Nureyev, étoile dell’Opéra di Parigi, nel 1984 a soli diciannove anni, è poi protagonista di creazioni memorabili dedicatele dai più celebri coreografi del mondo, tra cui Béjart, Forsythe, Carole Armitage, Bob Wilson.
Nel 1988 lascia Parigi per trasferirsi a Londra come principal guest artist del Royal Ballet, uno statuto che le ha lasciato un grande libertà artistica. Sempre desiderosa di ampliare il proprio repertorio, Guillem ha poi danzato negli anni successivi con varie compagnie in tutto il mondo, interpretando sia i classici del balletto che nuove creazioni, fino a cimentarsi lei stessa con la coreografia nel 1998, con una sua originale versione di “Giselle”.
L’incontro, nel 2003, con Russell Maliphant (di origine canadese, ma formatosi artisticamente a Londra) segna l’inizio di una felice svolta verso la danza contemporanea: i due collaborano alla creazione di Broken Fall, interpretato dalla Guillem insieme a Michael Nunn e William Trevitt, altri due ex danzatori del Royal Ballet passati con successo dalla classica al contemporaneo.
L’attesissimo “Push”, presentato al Teatro Comunale di Modena in prima italiana il 16 novembre scorso, è un’ulteriore tappa del sodalizio artistico tra il coreografo emergente e la grande interprete, che ne conferma pienamente la riuscita: in Inghilterra, dove ha debuttato nel 2005, lo spettacolo ha ricevuto moltissimi premi, tra cui il prestigioso Lawrence Olivier Award.
Nel “Solo” di apertura la Guillem danza, eterea e vigorosa al tempo stesso, sulle musiche del celebre chitarrista flamenco Carlos Montoya. L’illuminazione circoscritta di Michael Hulls, da anni prezioso collaboratore di Maliphant, fa risaltare le lunghe membra avvolte in un costume bianco e i corti capelli rosso fuoco della Guillem nel buio della scena. La coreografia, costruita su di lei, mescola echi di classica con alcuni movimenti del flamenco, ricordando vagamente il famoso Bolero di Béjart, che ha avuto proprio Sylvie tra le sue interpreti più convincenti.
“Shift” è invece un duetto virtuale tra lo stesso Maliphant e la propria ombra, che, proiettata sulla scenografia chiara e spoglia, si sdoppia, diventa enorme e minacciosa, sembra assumere vita propria, per poi di nuovo rimpicciolirsi e sparire, lasciando infine solo sulla scena il corpo del danzatore. Nella terza parte, “Two”, ecco di nuovo la Guillem, “costretta” dentro un cono di luce che scolpisce i movimenti rotatori del torso e delle braccia, perfettamente sincronizzati (quasi i meccanismi di un orologio) con la musica “meccanica” del compositore Andy Cowton.
Infine “Push”, la coreografia che dà il nome all’intero spettacolo, è un passo a due che vede per la prima volta insieme il coreografo e la ballerina. Maliphant, per anni danzatore del Royal Ballet, ha sviluppato uno stile sincretico che fonde la sua formazione classica con le influenze di altre discipline del corpo come la capoeira, il tai-chi e la contac improvisation. In Push l’influenza della tecnica contact è particolarmente evidente: come suggerisce il titolo stesso, il pezzo è costruito infatti su una serie di lift –scanditi dallo smorzarsi delle luci – che portano il corpo della ballerina ad appoggiarsi, apparentemente abbandonato, sulla schiena o su una spalla del danzatore, per essere poi respinto verso l’alto in un gioco di contrappesi, spinte e controspinte.
Maliphant, che il pubblico italiano ha cominciato a conoscere ed apprezzare in questi ultimi anni (è stato ospite della Biennale danza un paio di anni fa e lo scorso maggio del Festival RED di Reggio Emilia), si conferma coreografo originale e pienamente padrone del proprio linguaggio. L’estrema cura formale dei suoi spettacoli, a partire dalle luci che hanno un’importanza fondamentale, ne fa il partner ideale per un’interprete d’eccezione quale Sylvie Guillem, che non possiamo che ammirare non solo per la sua espressività e perfezione tecnica, ma anche per aver saputo rimettersi in gioco alla soglia dei quarant’ anni, un’età in cui le altre ballerine classiche si ritirano dalle scene. Una sfida che il pubblico modenese ha decretato vinta all’unanimità, applaudendo con calore ed entusiasmo.
PUSH
Coreografie di Russell Maliphant
Interpreti: Sylvie Guillem e Russel Maliphant
Musiche: Carlos Montoya, Andy Cowton, Shriley Thompson
Luci: Michael Hulls
www.teatrocomunalemodena.it