Peppe Barra, protagonista de “La musica dei ciechi, poi le voci dal Vico Finale”, aprirà la XXXI edizione di Benevento Città Spettacolo

Venerdì 3 settembre 2010, Teatro Comunale di Benevento

Sarà il Teatro Comunale di Benevento a ospitare, venerdì 3 settembre 2010 alle ore 20.30 (in replica domenica 5 alle ore 21.00), lo spettacolo inaugurale della XXXI edizione di Benevento Città Spettacolo, che vedrà Peppe Barra protagonista, in prima nazionale, de La musica dei ciechi, poi le voci dal Vico Finale di Raffaele Viviani, per la regia di Claudio Di Palma.

L’allestimento, presentato da Ente Teatro Cronaca e Benevento Città Spettacolo, segna il ritorno, a una grande drammaturgia, del poliedrico artista partenopeo, che sarà affiancato, in scena, da un eccezionale cast di attori, formato da Patrizio Trampetti e Lalla Esposito, e con Adriano Mottola e Gabriele Barra, Paolo Del Vecchio, Costel Lautaro, Ilie Pepica, Massimiliano Sacchi, Luca Urciuolo. Le scene sono a cura di Roberto Crea, i costumi di Annalisa Giacci e le elaborazioni delle canzoni di Patrizio Trampetti.
La musica dei ciechi, rappresentato da Viviani per la prima volta a Roma nel 1928, è un “piccolo” vero capolavoro e rappresenta una fase drammaturgica di grande maturazione e di piena creatività dell’autore stabiese. In quest’atto unico, considerato un esempio di compiutezza e di equilibrio delle parti, si amalgamano, con grande armonia, forma e contenuto, prosa e musica, momenti di forte drammaticità e di pacato dolore a momenti di ironia sofferta e di chiara comicità. Un contrasto che evidenzia, appunto, l’originalità e l’ineffabilità del teatro di Viviani.

A dominare il testo teatrale uno dei temi che ricorre spesso nel teatro di Raffale Viviani: l’emarginazione. Infatti, da questa commedia emerge, in maniera evidente, una condizione di vita diversa, decisamente drammatica, in cui miseria ed emarginazione coincidono, e i protagonisti vivono in uno stato di totale emarginazione e povertà.
Il personaggio principale del testo è Don Ferdinando, contrabbassista in un’orchestrina di ciechi, che ha sposato Nannina. Sulla sua parola, crede che sia bellissima, al punto di accendersi di gelosia per don Alfonso, impresario della troupe. Affinchè possa essere ricondotto alla ragione, ci vorrà la confessione desolata di Nannina: lei è bruttissima, e può essere amata solo da un cieco.
Peppe Barra, nel ruolo di Don Ferdinando, affronta un mondo di visioni ossessive e di solitudini, rimodulato secondo la fonetica di una partitura breve, fatta di quadrature e dissonanze musicali ed emotive. Un mondo che si moltiplica nelle ombre che gli si muovono intorno, in un Borgo Marinari presunto: rifugio di suoni lontani, di lingue straniere, di voci arrochite dal mare.
Una Napoli “di un altro tempo”, impenetrabile, indistinta, diradata, in scena, da superfici che ne opacizzano il senso e le forme. All’interno del contesto narrativo, l’eccezionalità estetico-tonale di Barra rappresenta l’ideale misura espressiva per coniugare il crudo realismo di Viviani con la sospensione onirica che la “Musica” tende a evocare. In quest’allestimento, il testo originale, molto breve, è stato ampliato, inserendo, nel contesto narrativo, un concerto finale, composto da alcune straordinarie canzoni di Raffaele Viviani.

Sempre venerdì 3 settembre, presso Palazzo Paolo V, s’inaugurerà Nino Taranto ha 100 anni, una mostra a cura di Giulio Baffi che ospiterà costumi, cimeli, immagini, canzoni, filmati di un grande protagonista dello spettacolo. L’esposizione resterà aperta fino a domenica 12 settembre.

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Venerdì 3 settembre 2010 – Teatro Comunale di Benevento, ore 20.30
(in replica domenica 5 settembre, ore 21.00)

Ente Teatro Cronaca e Benevento Città Spettacolo presentano

Peppe Barra in

La musica dei ciechi poi le voci dal Vico Finale

di Raffaele Viviani

con Patrizio Trampetti e Lalla Esposito e con Adriano Mottola

e Gabriele Barra, Paolo Del Vecchio, Costel Lautaro,
Ilie Pepica, Massimiliano Sacchi, Luca Urciuolo

scene Roberto Crea – costumi Annalisa Giacci – elaborazione delle canzoni Patrizio Trampetti – assistenti alla regia Elena Cepollaro, Andrea de Goyzueta

regia Claudio Di Palma

Durata della rappresentazione 75’ circa, senza intervallo

prima nazionale
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“ T’aggio vista!”. Esclama dolente, ma con intonazione ferma, il Ferdinando della “Musica dei ciechi” accusando sua moglie Nannina di “evidente” infedeltà. Sembrerebbe, la sua, una prova testimoniale forte e sufficente alla condanna morale della donna se non fosse, però, che a fornirla sia lui, ovvero, un musicista cieco. Un buffo controsenso, dunque. Viviani, però, geniale, non lo informa neppure di ironia. T’aggio vista! Afferma amaro Ferdinando e noi dobbiamo credergli. Poco importa se quello che dice di aver visto gli sia stato soltanto malevolmente riferito da un ostricaro di passaggio e che l’accusa stessa possa essere vuota d’ogni verità. Ferdinando ha visto il tradimento proprio perchè gli è stato raccontato; nel suo mondo percettivo ascoltare è vedere. Nel suo mondo percettivo il senso proviene dal suono in un rapporto sinestetico tra vista ed udito. Allora eccolo, in questa messa in scena de “La musica dei ciechi”, il suo mondo di visioni ossessive e di solitudini, rimodulate secondo la fonetica di una partitura breve fatta di quadrature e dissonanze sia musicali che emotive.

Eccolo, questo mondo, moltiplicarsi nelle ombre che gli si muovono intorno in un Borgo Marinari presunto; rifugio di suoni lontani, di lingue straniere, di voci arrochite dal mare. Gli si muove intorno una Napoli “di un altro tempo”, impenetrabile per lui, indistinta per noi, diradata, in scena, da superfici che ne opacizzano il senso e le forme. Una Napoli della strada, degli ultimi, dei sacrificati, dei veri, ma ormai una “Napoli, forse”. Una Napoli di cui solo Viviani ce ne può far intravedere l’eco.
Infine il buio, assiduo corteggiatore di Ferdinando, che ingoia la sua storia silenziandone le deludenti liturgie quotidiane.
Restano i suoni che si manifestano ed amplificano a seguire nel racconto di scena. E’ una musica di strada, nobilmente plebea, musica ancora degli ultimi, dei sacrificati, dei veri. Una musica che riorchestra raccapricci e desideri profondi avvertiti e registrati da Viviani dai tempi del Vico Finale. Una musica che restituisce l’ indomita dignità di corpi immiseriti dal destino, che racconta del loro vitalismo inesausto, di una violenza che cresce, neppure silente. Una musica che tenta di farci ascoltare la forma di una città come Napoli, di farcela riconoscere consentendoci di esclamare con la stessa certezza cieca di Ferdinando “ T’aggio vista”. Visione illusoria.
All’interno del contesto narrativo, l’eccezionalità estetico-tonale di Peppe Barra rappresenta l’ideale misura espressiva per coniugare il crudo realismo di Viviani con la sospensione onirica che la “ Musica ” tende ad evocare. Il suo corpo scenico avanza a tentoni tra ombre di uomini, canta con pulsione solare tra corpi di strumenti abbandonati quasi ad incarnare, con poetico disincanto, il tentativo di ricomporre l’accordo tra uomini e suoni la cui dissociazione sembra un profetico presentimento su Napoli che ne “ La musica dei ciechi ” Viviani dichiara sottotraccia.

Claudio Di Palma
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Da venerdì 3 a domenica 12 settembre 2010
Benevento, Palazzo Paolo V

Nino Taranto ha 100 anni
una mostra di Giulio Baffi
allestimento di Pino Miraglia e Francesca Garofalo

ricerche iconografiche Angioletta Delli Paoli
materiali messi a disposizione dalla “Fondazione Nino Taranto”

Nino Taranto, attore, cantante, straordinario uomo di teatro, cinema, televisione; performer lo si direbbe oggi. Ha attraversato con enorme successo il mondo dello spettacolo che nasce da Napoli. Proviamo oggi, a cento anni dalla nascita a rendergli omaggio. Mettendo in mostra una parte soltanto dell’enorme quantità di materiali che lui stesso, caso ben raro nel mondo dello spettacolo, ha raccolto negli anni della sua lunga vita. Fotografie, locandine, articoli, caricature, costumi, oggetti adoperati in teatro, manoscritti, registrazioni audio e video costituiscono un patrimonio di memoria straordinario fortunatamente salvato dalla attenta cura della famiglia e della Fondazione Nino Taranto che ne custodisce oggi con passione il ricordo. Da questo “fondo” di eccezionale importanza per chi vorrà indagare nella storia del teatro napoletano di quegli anni ho potuto attingere con libertà ed emozione. Il “viaggio” di Nino Taranto, da lui stesso raccontato in una vecchia intervista, è il filo conduttore del nostro percorso, e si fa cosi memoria visiva per una testimonianza di affetto verso un grande, indimenticabile attore.

Nino Taranto (1907-1986)
Muove i primi passi tra il 1917 ed il 1918 in vari teatri napoletani: la Sala Stella, il Trianon, il Caffè Turco, il Salone Margherita. Il debutto a tredici anni presso il Teatro Centrale della Ferrovia, seguono l’apprendistato e l’ingresso nella compagnia Cafiero – Fumo. Gli anni ’20 lo vedono protagonista sulle scene dei teatri secondari fino al passaggio alla rivista, come fantasista e cantante comico. Dal 1936 al 1955, nel ruolo di primo comico “assoluto”, è alla guida di propri complessi di rivista; tappe fondamentali nell’esperienza attorica di Nino Taranto sono state: il debutto nel genere della sceneggiata al fianco di Beniamino e Rosalia Maggio e la lunga attività con la compagnia Cafiero – Fumo, iniziata con Zappatore. L’enfasi comica, dispiegata in un repertorio sfavillante di macchiette, è costantemente attraversata dai personaggi di Ciccio formaggio e Carlo Mazza, presenti anche in numerose incisioni discografiche. La canzone Carlo Mazza, intitolata in origine Mazza, pezzo e pizzo, con la fitta mole di allusioni e doppi sensi, riscosse un enorme successo, infatti nel 1948 Michele Galdieri ne curò la riscrittura cinematografica per il film Il barone Carlo Mazza. Il trio Taranto – Pisano – Cioffi è artefice, durante il periodo fascista, del genere della macchietta, tra i maggiori successi Teresin, Teresin, O chiavino, Baciami Bice; il dopoguerra è segnato dallo straordinario successo di Dove sta Zazà.
L’attività cabarettistica e di cantante, cedono presto il passo alla prosa, lo ricordiamo carismatico interprete di commedie di Pirandello, Marotta, Viviani di cui dal 1956 interpretò L’ultimo scugnizzo, Morte di carnevale, Guappo di cartone, Vetturini da nolo, A figliata di Raffaele Viviani, messi in scena, negli anni ’80, al Teatro Sannazzaro con Luisa Conte.

Info e prenotazioni biglietteria Teatro Comunale di Benevento, tel 082424700, 0824772443
Biglietteria autorizzata Greenticket, numero verde 800904560 internet www.greenticket.it
Il programma di Benevento Città Spettacolo è online sul sito www.cittaspettacolo.it