Il romanzo di Tom McNeal “Per non lasciarti andare” è uno di quei libri “da una notte”, ovvero uno di quelli che prendi in mano alle dieci di sera con l’idea di leggere qualche paginetta prima di andare a letto e ti ritrovi che fuori albeggia, è ora di andare a lavorare e tu non hai chiuso occhio per seguire le vicende dei protagonisti della storia.
Soprattutto se si è un po’ romantici, con un debole per le storie d’amore, e soprattutto se si è già superata la prima metà del libro, quando la vena passionale comincia a crescere e il pathos emotivo anche.
E’ probabile che a riconoscersi in Judith, protagonista femminile del romanzo, siano in molte. Studentessa brillante e piena di vita originaria di un piccolo paese di provincia, Judith vede le proprie prospettive cambiare drasticamente quando viene ammessa a Stanford. A questo punto però le si pone una scelta, quella tra il suo primo amore Willy Blunt (di cui noi tutte lettrici femminili finiremo innamorate al termine del libro – impossibile non esserlo!) e una carriera dagli ampi orizzonti. Judith, ancora ingenua e inesperta, non coglie tuttavia l’importanza della decisione da prendere, essendo convinta di riuscire a portare avanti entrambe le cose senza problemi: cosa che puntualmente non avverrà.
E così gli anni passano e la nostra eroina si ritrova sposata, con una famiglia, una buon lavoro, agio e ricchezza. Salvo un vuoto interiore e un senso di irrisolto che, a distanza di 27 anni, la porteranno a ingaggiare un investigatore privato per scovare in quale angolo del mondo si sia cacciato Willy Blunt, che piega abbia preso la sua vita e se sia felice oppure no. Ed è proprio a questo punto che, tra flashback e viaggi nel tempo, ha inizio la storia che ci racconta Tom McNeal.
Chiunque nella vita si porti dietro il peso di un amore irrisolto rimasto a metà, che ogni mattina fa capolino dalla sponda del letto e ci guarda ponendoci quella dolorosa domanda “Ma avrò fatto la scelta giusta?”, finirà per identificarsi in Judith e nelle vicende raccontate in un libro di quasi 500 pagine (edito da Piemme), che tuttavia scorrono leggere e veloci senza mai far sentire il peso della lettura.
McNeal ci fa emozionare insieme a lui, ci fa battere il cuore per Willy Blunt e ci fa provare quel po’ di tenerezza e compassione per Malcolm, il marito “perfettino”. Ancora, ci immerge in paesaggi meravigliosi e in distese infinite, a contatto con la natura e con un’impellente voglia di libertà (in evidente contrasto con le immagini di una Los Angeles caotica, programmata, simile a una vera e propria prigione).
La differenza tra i cervi e le alci, spiega McNeal, è che i primi hanno la capacità di saltare le staccionate e correre via liberi, mentre le seconde no, mancanza questa che in alcuni casi può significare la vita. Il consiglio è allora quello di affrontare questo libro come un cervo, senza limitazioni e senza vincoli di immaginazione (e di tempo!), per godersi appieno una bellissima e struggente storia d’amore.
Tom McNeal, Per non lasciarti andare, Piemme; 2012; pp. 489; 19 euro.