L’Assessore allo Sport e al Tempo libero del Comune di Milano, Giovanni Terzi, ieri sera, 9 settembre, ha introdotto una breve conferenza stampa con il cast del film “Il papà di Giovanna” di Pupi Avati.
Il film, presentato in concorso alla 65 Mostra del Cinema di Venezia, è stato proiettato al cinema Odeon per la Stampa e altri invitati.
Schierati davanti a fotografi e telecamere, il regista Pupi Avati, Silvio Orlando orgoglio italiano per la meritatissima Coppa Volpi come miglior attore, Alba Rohrwacher, Francesca Neri ed Ezio Greggio hanno raccontato cos’ha rappresentato per loro lavorare a questa opera, diretti da Avati.
Ezio Greggio ha sottolineato i salti mortali che ha fatto per essere protagonista di questa grandissima esperienza; durante le riprese del film ha fatto avanti e indietro tra Milano, dove lavorava a Striscia la Notizia e Roma, dov’era allestito il set. Ha anche simpaticamente annunciato che, essendosi nominato cugino della famiglia Avati, d’ora in poi vuole essere chiamato Ezio Greggio Avati.
_ Il regista Pupi Avati ha ribadito quello che già aveva espresso nella conferenza stampa a Venezia e nelle successive interviste, riguardo la figura del papà di Giovanna. È lui il padre di Giovanna, nel bene e nel male; è lui con tutta la commozione e tutto lo struggimento del suo approccio all’essere padre. Già da subito, scrivendo il libro, da cui poi ha tratto la sceneggiatura del film, ha tirato fuori tutta la sua necessità di essere sempre stato un padre onnipresente, con un affetto sconfinato; evidenziando anche i rischi che ciò ha comportato, come quello di produrre qualcosa che va molto vicino a un mondo di illusioni, creando problemi di indipendenza ai suoi stessi figli.
Alla domanda cosa rappresenti per lui presentare questo film a Milano, ha rivelato un episodio della sua vita che nessuno conosceva. Iniziando con un perentorio “Non riuscirei a vivere a Milano”, si è poi ammorbidito riconoscendo che è una straordinaria città, che si misura con l’Europa, ma ne è stato troppo segnato da un episodio dell’adolescenza per poterla apprezzare. Ha vissuto qui per 8 mesi, nel 1963, dove partecipò a un corso organizzato dalla Findus, attraverso cui aveva imparato a vendere bastoncini. Tra i sorrisi generali suscitati dallo stile di narrazione di questo suo ricordo, ha puntualizzato come in otto mesi sia stato invitato a cena solo una volta e da uno svedese.
Silvio Orlando è ancora sotto shock per il prestigioso premio che, emozionatissimo, ha ricevuto a Venezia. Si percepisce la sua meraviglia, incredulità, ma anche soddisfazione. Ha iniziato facendo ammenda per il discorso non preparato che ha pronunciato stringendo la Coppa Volpi.
Senza indugio ha stabilito che d’ora innanzi parlerà il meno possibile; anche perché sua moglie continua a ribadirgli e, ironicamente, rinfacciargli le parole sconnesse che gli sono uscite dalla bocca mentre era sul palco. Ha anche provato a dare una spiegazione ai ringraziamenti che ha fatto, soprattutto al suo: “Grazie Pupi che ci guardi dall’alto dei cieli”. Era talmente preso dal voler citare tutti i registi e attori con cui ha lavorato che, citando e salendo, spontaneamente, con tanta gioia, gli è uscito un ringraziamento surrealmente entusiastico, quasi ecumenico.
Orlando è onorato di aver interpretato una parte così intensa: “Anche perché – ha proseguito – non è facile un ruolo, per un cinquantenne, con questa efficacia, a tutto tondo”.
Pupi Avati e Silvio Orlando hanno anche parlato del romanzo da cui è tratto il film. L’autore-regista ha spiegato che nel libro ci sono molte informazioni in più, soprattutto sul rapporto tra Delia (Francesca Neri) e Michele (Silvio Orlando). Orlando ha ribadito che l’ascendenza romanzesca è stata importante ed essenziale per il film.
Il papà di Giovanna uscirà nelle sale italiane il 12 settembre, con tutta la sua carica e forza emotiva trainante.