In una serata liquida che sbadiglia poche luci e un’umida stanchezza, l’intera Venezia sembra versarsi nello Spazio Fonderie dell’Arsenale per divenire corpo seguendo le traiettorie tracciate da “Quick Silver”, l’ultima performance di Ko Murobushi, massimo esponente del Buto contemporaneo, la danza delle tenebre Giapponese.
Ko Murobushi, riconosciuto dai propri maestri, Tatsumi Hijiata e Kazuo Ohno, come uno dei fondamentali depositari della tradizione del Buto e già fondatore della famosa formazione Dairakudakan, presenta alla 4° edizione del Festival Internazionale di Danza Contemporanea la sua ultima fatica: “Quick Silver”.
Il Butoh sfida la definizione di Danza e Teatro, convogliando nel corpo del performer e nella sua capacità gestuale tutta l’atavica tensione provocata dall’essere al mondo in quanto essere vivente: “Nulla che si muova può essere considerato innocente” diceva qualcuno, ed è forse questa la riflessione che più sovviene di fronte alla perfomance dell’artista nipponico.
Indagare la propria colpa e la propria innocenza tramite tensione muscolare e lento movimento corporeo fino a farle dinventare colpa e innocenza diffusa, questo sembra essere l’obiettivo principale che si cela tra la partitura gestuale di “Quick Silver”.
La performance è suddivisa in due fondamentali momenti: un prologo e uno sviluppo/epilogo ipnotizzante.
Nel primo momento la scena è buia, nuda, nessuna musica colma le ferite inferte dal silenzio, poi all’improvviso, dal fondo, una lamiera suonata come un innovativo strumento flessibile, ci regala note di rumorismo che sembrano uscire direttamente dalla gola del vento, e poi lui: Mr. Ko Morobushi in persona, con movimenti lenti, bagnato da una flebile luce, occupa lo spazio scenico quasi per leggitimarne il possesso; truccato d’argento, uscito dal buio, pare una maschera di carne filtrata dalle tenebre: un idea di uomo post-atomico scolpito dalle colpe di un umanità colpevole innanzittutto della propria stessa genesi.
Ed è proprio da questi presuposti che nasce poi il secondo momento dello spettacolo: il connubio tra gioco di luci, ora più vivo e più presente, e corpo del protagonista, ora nudo e disteso, dilatano la percezione spazio temporale che si ha dalla platea, portando i sensi di chi assiste attonito e stupito ad una saturazione di quesiti esistenziali ai quali è d’obbligo l’abbandono. Nessun “perchè?” viene quindi svelato dalla performance nel suo evolvere, gli interrogativi, al contrario, si moltiplicano, come i gesti e le ombre sul palco, in un gioco conflittuale tra gravità, corpo d’attore e spazio scenico.
Ko Murobushi è ora rettile, ora primate alla ricerca di una stabilità e al tempo stesso di un’improbabile luce… come l’uomo, come l’umanità, come l’intero mondo.
Lo spettacolo, perfetto ed intenso in ogni suo movimento, denota un’interpretazione straordinaria al limite della perfezione, con le capacità drammatiche e contorsioniste del protagonista in primo piano; tuttavia per l’eccessiva lentezza dell’avvenire scenico, per l’impronta intimistica e, non ultimo, per il piglio fin troppo intelletualistico per occhi occidentali che la performance denota, il tutto risulta consigliabile prevalentemente ad anime interessate e ad addetti ai lavori.
L’uomo è prigioniero del corpo, il corpo si muove, nulla che si muova può essere considerato innocente.
QUICK SILVER
20 > 21 giugno ore 22.00 Spazio Fonderie
Ko Murobushi (Giappone)
prima europea
coreografia Ko Murobushi
con Ko Murobushi
luci Christian Piplits
www.labiennale.org