QUOTIDIANA 2004

Caccia ai nuovi talenti

Al Museo Civico del Santo di Padova decima edizione dell’esposizione di artisti under-35 promossa dall’Assessorato alle Politiche Giovanili – Progetto Giovani del Comune di Padova.

Sono solo ventotto, tra circa 400 candidati, i giovani artisti emergenti selezionati per Quotidiana 04, mostra collettiva che da dieci anni cerca di scovare nuovi talenti in giro per l’Italia all’interno del circuito G.A.I. (Giovani Artisti Italiani). Il concorso a tema libero, promosso dal Progetto Giovani del Comune di Padova, è aperto a tutti gli artisti di età compresa fra i 18 e i 35 anni per i settori artistici di arti applicate, arti visive e video.

Probabilmente pochi dei presenti riusciranno a farsi strada in un settore tanto competitivo, ma è interessante vedere quali sono le proposte di chi si affaccia al mondo dell’arte.
I generi presenti sono i più vari, dalle arti visive, alle installazioni e alla video Art, ma quello che più stupisce è la netta prevalenza della pittura. Della pittura figurativa, per la precisione. A volte i corpi sono stilizzati e psicadelici come quelli di Carlo Vedova, altre volte sospesi in un’atmosfera sognante come i ragazzi che si baciano di Alessandro Greco. Da segnalare l’opera di Yari Biscardi “Citta di Padova”, che si trova proprio all’ingresso della sala: su grandi lenzuola bianche sono riprodotti i murales e le scritte più celebri che si possono osservare girando abitualmente per la città, con tanto di indicazione della via dove si trovano.

I giovani ritraggono se stessi: fanciulle post-moderne (o neo-romantiche) quelle dipinte da Annaclara Di Biase, con colori vividi e stile da fumetto, giovani contestatori immersi nel degrado capitalista secondo il pennello espressionista di Federico Gay Luger (uno dei tre padovani presenti). Giovani oppressi dal pensiero, se osano pensare, secondo Salvatore Raimondo, dei quali non resta altro che il contorno stilizzato, il quale si rivela essere a sua volta un ininterrotto flusso di coscienza che sembra imprigionarne l’energia vitale.
In questa come in altre opere è forte la contaminazione di altri mezzi espressivi, il cinema e la fotografia innanzitutto, che hanno abituato questa generazione a vedere per inquadrature, le quali vengono infatti riprodotte anche nei dipinti. A volte con esiti originali, come le visioni in soggettiva dei personaggi ritratti da Valentina Biasetti, che sembrano affacciarsi su un mondo tanto quotidiano quanto inquietante (le mani si torcono per il tormento, oppure servono per colpire). Altre volte il gioco non riesce, come nel caso delle opere di Fabio Bonetti, che ritrae con varie tecniche sempre il solito soggetto, un ragazzo sotto una sedia (e ritorna il senso di oppressione), ma in cui il riferimento alla fotografia “copiata” è troppo marcato, specie nei disegni a matita.

La fotografia ha proporzionalmente meno spazio della pittura, e da i suoi esiti migliori quando racconta la realtà delle cose, magari quella piccola, minuta delle serie “Dettagli di Vita” di Alessandra Baldona. Di forte impatto ma discutibile invece la proposta di Fabrizio Del Moro (“Compagni di merende”): bastano pochi ritocchi deformanti con Photoshop® per creare un’opera d’arte?

Anche tra le opere di video-art non tutte sono riuscite: spesso l’idea scatenante non basta per reggere tutto l’allestimento, forse anche per la scarsa dimestichezza degli artisti con un genere piuttosto arduo. Altre volte il video sembra del tutto superfluo rispetto all’opera, come nel caso di “The wolrd’s only color” di Silvia Ferri.
Le installazioni sembrano essere il campo che lascia più spazio alla creatività dei partecipanti, grazie anche all’uso combinato di luce e musica: incredibile a dirsi, ma pure Giulio Andreotti e le sue famose orecchie da marziano possono diventare un buon soggetto, se trasformato in un’entità misteriosa composta da mille lucine intermittenti.

E se credevate che l’imperativo “vivere la vita come un’opera d’arte” fosse morto col decadentismo, ecco che Esculenta, un’associazione torinese, è riuscita a trasformare la sua attività di raccolta collettiva e consumo alimentare di materiali naturali spontanei (secondo un rigidissimo decalogo) in una installazione artistica.
Impedibili infine le elegantissime porcellane di Andrea Salvadori, che ha trasformato le bomboniere della nonna in esseri mefistofelici: una scimmia cerca di adescare una soave bambina che sta accoltellando il suo gattino, mentre l’asinello sodomizza un ippopotamo e un elefante viene tagliato a fette da due inquietanti clown.

L’esposizione, ospitata negli spazi un po’ ristretti del Museo Civico del Santo (il quale merita da solo una visita, con i suoi soffitti affrescati e i gessi canoviani) non sembra godere purtroppo di un grande successo di pubblico, e neppure di un’adeguata pubblicità, ma è senz’altro da elogiare per il coraggio di scommettere su degli esordienti, cosa piuttosto rara in tempi in cui in genere si preferisce andare a colpo sicuro puntando sui soliti grandi nomi.

Quotidiana 04 –
Padova, Museo Civico del Santo,
piazza del santo 12;
fino al 27 maggio 2004;
a cura di Virginia Baradel, Guido Bartorelli e Stefania Schiavon Enzo –
orario: 9.00-12.00 e 16.00-19.00; chiuso il lunedì e il 1° maggio
ingresso: gratuito;
info: Progetto Giovani, vic. ponte molino 7, tel. 049 8757893, fax 049 8753259, mail pg.creativita @comune.padova.it