Per un paese dove la rivoluzione è stata fatta, quel maggio era carico di speranze: si pensava davvero di scardinare un sistema, di cambiare i rapporti tra gli uomini, le classi e i sessi.
Olivier Assays, ricorda l’ adolescenza agli inizi degli anni ’70. Ricorda il liceo, l’impegno politico, i desideri per il futuro, il sesso, l’amore e la lacerazione tra pubblico e privato, tra militanza e paradisi artificiali. Ricorda il bisogno di esplorare mondi nuovi, di viaggiare dentro e fuori da sé; il trozkismo, le filosofie orientali e la critica al maoismo; la lotta preparata negli scantinati con le bombolette spray, i megafoni e i ciclostili; le letture, la controcultura e l’opposizione ai modelli degli adulti borghesi. Torna alla memoria quel pensiero forte che, nell’attesa, deviava i percorsi tracciati, perché di lì a poco tutto sarebbe cambiato. E’ la rivoluzione come momento creativo, confusa e intrecciata alla personale ricerca dell’arte, cibo per giovani alla ricerca di nuovi spazi espressivi e assetati di conferme.
«Tra noi e l’inferno o tra noi e il cielo c’è solo la vita, che è la cosa più fragile del mondo.» Blaise Pascal.
Un film che vuole essere un’autobiografa con il distacco degli anni. Il romanzo visivo di una generazione. Musica e poesia dell’adolescenza, uno sguardo da lontano in cui memoria, affetto e passione politica si ricompongono. Assays racconta quel che è stato e si avvicina al ricordo lasciando sempre nell’inquadratura il contesto, lo spazio di quegli anni. Vivida, la macchina da presa documenta dall’interno dell’azione, come nella sequenza iniziale che ricostruisce una manifestazione del ‘71 a Parigi indetta da Secour Rouge per appoggiare i dirigenti della Sinistra Proletaria che in carcere reclamano lo statuto di prigionieri politici. Violentissima è la repressione delle forze dell’ordine, che sparano ad altezza uomo i lacrimogeni e utilizzano i voltigeurs: poliziotti armati di manganello che rincorrono in moto i manifestanti.
Pubblico e privato si dispongono per generare la complessità del quadro, la pluralità delle posizioni, ora nitide, ora sfumate. Preminente è la realizzazione nella lotta e nell’arte, la vita sentimentale ha uno spazio relativo: le ragazze, sono muse o accudenti e tenaci militanti, mentre i ragazzi sono narcisi, affettivamente incapaci di esserci, di soccorrere. Dopo L’eau froide, prosegue lo sguardo sull’adolescenza, con l’affetto e il distacco degli anni, e il desiderio di restituire dignità ai fuochi della contestazione.
Hanno la vita davanti, tutto da distruggere e tutto da ricostruire, Christine e Gilles – Lola Créton, vista recentemente in Un amore di gioventù, e Clément Métayer, esordiente come buona parte del cast. Accanto a loro, Laure (Carole Combes), Leslie (India Salvor Menuez), Alain (Félix Armand) e gli altri. Presentato al passato Festival di Venezia, Aprés mai ha vinto l’Osella d’Oro per la migliore sceneggiatura, scritta dallo stesso Assays.
Uno sguardo indietro, per guardare avanti: un film così, ora forse non a caso. Consigliato agli adolescenti contemporanei e confusi e ai senili malati di nostalgia; ma che questi ultimi non si facciano illusioni: non è un’agiografia e neppure un Com’era verde la mia valle.
Titolo originale: Après mai
Nazione: Francia
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 122′
Regia: Olivier AssayasCast: Clément Métayer, Lola Créton, Félix Armand, Dolores Chaplin, Victoria Ley, India Menuez, Nathanjohn Carter
Produzione: MK2 Productions
Distribuzione: Officine Ubu
Data di uscita: Venzia 2012
17 Gennaio 2013 (cinema)