Keller riadatta la famosa tragedia shakespeareana alla voce dell’ottocentesco realismo classico. Due amici d’infanzia, Sali e Vrenchen, sono costretti a separarsi dall’odio irrazionale che scorre tra le rispettive famiglie e a coronare il loro sogno d’amore rinunciando alle loro origini, al loro destino e alla vita stessa.
Tra le colline lambite dal fiume della cittadina di Seldwyla, l’agreste vita di due contadini, Manz e Marti, trascorre serena e tranquilla. L’idilliaco scenario iniziale, però, è destinato a svanire a causa di una futile lite che ha per oggetto una striscia di terreno, contesa da entrambi: avrà inizio una degenerante rivalità tra i due uomini che coinvolgerà anche i rispettivi fanciulli, Sali e Vrenchen.
L’assurda contesa tra i due contadini, bramosi di primeggiare economicamente sull’altro, li porta alla rovina e alla perdita di quei sani principi che li avevano conservati saggi ed onesti, in antitesi con la squallida realtà cittadina fatta di losche taverne e meschine apparenze. Dopo diversi anni i due ragazzi si ritrovano, scoprendo l’amore e l’esistenza di uno spiraglio di luce all’interno di quel misero mondo di cieca avidità che li aveva costretti a vivere di stenti e senza speranza. Consapevoli dell’impossibilità di poter vivere pienamente i loro sentimenti, i due giovani si allontanano dalla cupa realtà per vivere un’unica e sognante giornata di genuina felicità, per poi abbandonarsi per sempre ai loro tristi destini. Ma verso sera, i due amanti non riescono a dirsi addio e sceglieranno di morire insieme tra le braccia di quel fiume che aveva incorniciato la loro infantile oasi di felicità.
Pur trattandosi di una novella risalente al 1856, Keller affronta, con una delicatezza a tratti drammatica, temi che possono considerarsi attuali: gli ottusi pregiudizi dei seldwilesi e le malelingue di quartiere nei confronti della campagnola famiglia di Sali, povera nel vestire e di umili origini, non dimostrano alcuna tolleranza nei confronti di chi non è conforme ai canoni vigenti o di chi è semplicemente diverso, rifiutandosi di conoscere i nuovi arrivati penetrando al di là delle mere apparenze; l’impietosa fine di Marz e Marti, costretti a subire umiliazioni e povertà per la loro smaniosa avidità, scoperchia la caducità di una vita votata all’accumulo di beni, alla logica del consumismo e alla superficialità, dalla quale è possibile riscattarsi solamente grazie al genuino candore dei puri sentimenti e al rispetto per ciò che è l’essenziale. Il testo opera quindi un ribaltamento dei ruoli iniziali: i due rispettati e saldi contadini si trasformano in due velleitari uomini d’affare, l’oscuro e rinnegato proprietario del lembo di terra conteso da Marz e Marti guarderà la loro fine con soddisfazione ma si dimostrerà clemente, nonostante il suo aspetto pericoloso, nei confronti di Sali e Vrenchen, mentre quest’ultimi si trasformano da prigionieri delle rappresaglie familiari ad individui liberi di decidere il corso del proprio destino. Con questo gesto, i due giovani sottolineano come la pace e la libertà sia un obiettivo che si può raggiungere seguendo le proprie convinzioni e lottando contro ciò che viene imposto o non condiviso.
Data la scorrevolezza del testo e l’essenzialità delle descrizioni, la novella si presenta di facile lettura e la strategia del narratore di raccontare la lunga fuga dei due amanti come se si svolgesse simultaneamente alla lettura rende ancora più forte l’immedesimazione del lettore alla vicenda.
autore: Gottfried Keller
titolo: Romeo e Giulietta nel villaggio. (testo tedesco a fronte)
luogo di pubblicazione: Venezia
casa editrice: Marsilio
anno: 2003
pagine: 120
costo: 7,50 euro