“Rebel” di Donald Spoto

"Eri troppo veloce per vivere, troppo giovane per morire"

 
Era il 1940, quando a bordo del Challenger di un treno, che percorreva il tragitto dalla California all’Indiana, la salma della ventinovenne Mildred Wilson Dean faceva ritorno a casa con avvinghiato il  figlio di nove anni. Quel bambino era James Byron Dean , e quel viaggio fu probabilmente l’inizio della sua vita da “ribelle”.

Già perché non tutti conoscevano la vera natura di Jimmy fuori dalle sale cinematografiche, quello sguardo assorto a chissà quale pensiero  malinconico o l’atteggiamento distaccato di chi riesce solo a rispondere “andate tutti a farvi fottere!”
Ma, seppur mascherata con teatralità e astuzia, con il tempo  la vera personalità di Dean è lentamente uscita fuori in tutta la sua umanità.    

 
Un uomo terribilmente debole e dotato di una sensibilità che lo portava all’emancipazione,
fortemente volubile e troppo imprevedibile per stargli dietro, come fosse un pesce fermo nell’acqua che all’avvicinarsi di una mano protesa si volatilizza nell’oceano.
Nato dalle goliardiche imitazioni, trasformatosi in passione e infine professione, l’approccio con il cinema ebbe sempre un valore di dipendenza nella vita di Jim, era come se il set fosse composto dalla sua formula perfetta di ossigeno, e che appena fuori da esso non riuscisse a respirare.

 
Vero mito della gioventù ribelle d’America, James Dean non ha mai cessato di affascinare il mondo sin dalla sua tragica morte a 24 anni, più di mezzo secolo fa. Nella prima biografia completa e ampiamente documentata di questo eroe enigmatico, Donald Spoto, autore di fama internazionale, getta uno sguardo rivelatore sulla breve esistenza di un’icona che si conserverà intatta nel tempo.

Dalle strade polverose dell’Indiana ai campus universitari della California, da Broadway a Hollywood passando per la cultura gay di Manhattan, prende vita la figura di un giovane brillante, dotato di talento ma problematico. Grazie alla collaborazione di parenti e amici, amanti, registi e attori emerge finalmente l’intero quadro: le nozze obbligate dei genitori, la tragica morte della madre quando è ancora bambino, il tumultuoso rapporto con il padre, l’elettrizzante ascesa nel mondo dello spettacolo. Attingendo a vere e proprie miniere di informazioni inedite, tra cui i racconti delle prime apparizioni televisive di Dean e dei suoi exploit fuori e dentro lo schermo, durante la lavorazione delle pellicole cult: La valle dell’Eden, Gioventù bruciata e Il gigante.
 
Dopo la scomparsa di questo apostolo adolescenziale, idolatrato e a volte rinnegato dalla stampa, molte generazioni successive hanno tentato di emulare quel tenore di vita maledetto, e tra corse folli lungo le american hightways ed ingiustificate esplosioni di rabbia in pubblico, i giovani hanno trovato in James Dean una nuova forma di coscienza dominante, con la quale volevano gridare al mondo ” io sono qui, ma nessuno mi ascolta!”.

Tutti erano pronti a ribellarsi da qualcuno o da qualcosa, ma prevalentemente la minaccia reale era l’universo, o meglio quello spazio infinito e silente che innesta nella mente di ogni individuo una sola domanda: cosa sono davvero?
Jimmy non ha mai capito cos’era, ma sapeva cosa voleva essere, e per tutta la durata della sua esistenza, improvvisata in breve tempo, si dedicò soltanto a sè, escludendo dalle sue gioie  famiglia, amici e collaboratori. Ma non si trattava di egoismo, come non si trattava di paura o schizofrenia.

James Byron Dean visse per il gusto di vivere e nient’altro, e se in alcuni momenti il distacco fisico e mentale da tutto il resto si rivelava l’arma più efficace per essere felici, allora è giusto pensare davvero “fanculo a tutti!”.  

Donald Spoto, Rebel, Odoya, 2011, pp. 336, 20,00 euro.